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E, percioché spesso vi si facevano intorno agli adultèri, che i commedi recitavano, di disoneste cose, si movevano gli appetiti degli uomini e delle femmine, riguardanti, a simili cose disiderare e adoperare; di che i buon costumi e le menti sane si corrompevano, e ad ogni disonestá discorrevano.

1. Dalla Sacra Scrittura: Fra i molti testi che si potrebbero da noi citare, prescegliamo i seguenti: (I. ai Corint. 6, 9 e 10) Non possederanno il regno di Dio i fornicatori, gli adoratori degli idoli, gli adulteri. Ai Gal. 5, 19 e 21, come sopra. Agli Ef. 55: sappiate che il fornicatore l'impudico non ha eredit

11 Le case lor trovaro i Greci piene de l'altrui figli; e per parer commune perdonano alle mogli, che san bene che tanto non potean viver digiune: ma ai figli degli adulteri conviene altrove procacciarsi altre fortune; che tolerar non vogliono i mariti che più alle spese lor sieno notriti.

Fu ne' tempi di Platone, e avanti, e poi perseverò lungamente, ed eziandio in Roma, una spezie di poeti comici, li quali, per acquistare ricchezze e il favore del popolo, componevan lor commedie, nelle quali fingevano certi adultèri e altre disoneste cose, state perpetrate dagli uomini, li quali la stoltizia di quella etá aveva mescolati nel numero degl'iddii; e queste cotal commedie poi recitavano nella scena, cioè in una piccola casetta, la quale era constituita nel mezzo del teatro, stando dintorno alla detta scena tutto il popolo, e gli uomini e le femmine, della cittá ad udire.

E soltanto per nascondere il suo turbamento, riprese a suonare; smise dopo poche battute. Dunque disse Roberto Cagli voi due vi amate o state per amarvi...? Gissi scattò in piedi, pallido, portando disperatamente le mani alla testa; la signora chinò la fronte sul leggìo del pianoforte mezza svenuta. Non vi sembra di essere ridicoli? soggiunse Cagli. Vorreste diventare due volgari adulteri?

I critici della presente legislazione dell'amore hanno buono in mano. Tanti sono gl'inconvenienti delle leggi e dei costumi, che non occorre rappresentarli: noi tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, celibi e coniugati, ne conosciamo per prova i danni. Al giovane, cui non è offerto altro appagamento del bisogno d'amore se non l'amaro e velenoso piacere che si compra; alla moglie, che non può vivere insieme con chi non ama; alla sciagurata, che vive del mercato di stessa; agli amanti, cui i pregiudizî sociali vietano di unirsi agli adulteri, che debbono nascondere l'amor loro e tremare per la loro vita, lo stato presente non può piacere. Su questo punto tutti possono mettersi d'accordo. La quistione è un'altra, la quistione è questa: gl'inconvenienti lamentati sono eliminabili? Dipendono da un artifizio maligno che si può combattere, o da fatalit

SULPIZIA. Che legge è questa d'aver fondato l'onore nelle azioni di noi povere donnicciuole? dove gli uomini, per essere piú savi e di maggior forza per fare resistenza a' loro appetiti, si sfogano le loro amorose passioni, si procacciano sempre nuovi trastulli con diverse donne, commettendo adultèri e stupri a lor modo; e se di noi meschine s'avveggono di qualche cenno o ambasciata, subito: Scanna, uccidi, ammazza; spade, pugnali, coltelli!

Silenzio. Oh! spettatori, che ciccalar è questo? Di grazia, lasciate un po' questi vostri ragionamenti e ricordatevi che questo luogo non è Banchi ove si tiene el mercato delle usure e simonie e distupri e adultèri. E voi altri lasciate, di grazia, el mottegiare e 'l burlare altrui. Bastive l'avere ragionato un pezzo e aver vaghezzato a vostro modo.

Creder possiam che i sudditi pitocchi di Carlo non facean difficoltade: furon tutti filosofi agli scrocchi, agli adultèri, all'assaltar le strade, e franchi a' piú funesti oscuri casi, delle nuove dottrine persuasi. Sicché tra il fren spiritual giá rotto, ed il poter dei re dipinto brutto, non v'era pei cervelli piú cerotto: l'umanitá credea poter far tutto.

1. Sacra Scrittura: I. ai Corint. 6. 9. «Sappiate che i fornicatori, gli adoratori d'idoli, gli adulteri, i segretamente incontinenti, i sodomisti possederanno il regno di DioAi Gal, 6. 19; «È certo che coloro i quali, come dissi e ripeto, si abbandonano a cose carnali, cioè alla fornicazione, all'impurit