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⁴¹⁶ Koch., Kaiser Iulian. 449. Però, malgrado questa grande saggezza a cui Giuliano cercava di indirizzare la sua vita, egli, come vedemmo nel corso di questo studio, si abbandonava talvolta all’impeto della passione. , certo, può essere ammirata la sua condotta verso i consiglieri di Costanzo all’indomani della sua vittoria, giustificata la sua ira contro Atanasio. Nella sua intima corrispondenza noi abbiamo le tracce di desideri sfrenati e di deplorevoli eccessi. Il caso però è curioso e serve ad illuminare la sua figura così complicata e piena di contraddizioni. Giuliano aveva il furore della lettura. Abbiamo visto con quale trasporto egli ringraziasse l’imperatrice Eusebia perchè, sapendolo sprovvisto di libri, al momento in cui da Milano partiva per la Gallia, gli aveva data un’intiera biblioteca. Quando, ad Alessandria, venne assassinato il vescovo Giorgio, l’imperatore diede agli Alessandrini una buona lavata di capo,⁴¹⁷ ma poi li lasciò tranquilli, e non è un giudizio temerario il dire che, in fondo, non era stato scontento di un tumulto che pareva sollevato in odio dei Cristiani. Di una sola cosa Giuliano vivamente si preoccupava, ed era di impadronirsi dei libri del vescovo assassinato. In questa sua preoccupazione egli mette una foga che finisce per essere iniqua e crudele. Appena avvenuta la morte di Giorgio, scrive al prefetto d’Egitto⁴¹⁸: «Alcuni amano i cavalli, altri gli uccelli, altri le fiere. Io, fin da fanciullo,. non ebbi amore più forte che quello dei libri. Sarebbe, dunque, assurdo che io lasciassi che se ne impadronissero degli uomini, ai quali non basta l’oro per satollare il loro amore della ricchezza e pensano di potermeli portar via facilmente. Mi farai, dunque, un favore speciale, se raccoglierai tutti i libri di Giorgio. Ne aveva molti di filosofia, molti di retorica, molti relativi alla dottrina degli empi Galilei. Questi ultimi, io ben vorrei distruggerli tutti quanti, se non fosse il timore di veder distrutti, insieme ad essi, anche i libri buoni. Tu, dunque, farai di tutti la più minuta ricerca. In questa ricerca ti potr

³³⁰ Iulian., 449, 3 sg. Ed è così che i Greci sono il migliore dei popoli, e gli Ateniesi i migliori fra i Greci. «Ma se essi serbano, nei costumi, l’imagine dell’antica virtù, è naturale che ciò avvenga anche ai Siri, agli Arabi, ai Celti, ai Traci, ai Peonii, ai Misii, che son fra i Traci e i Peonii, sulle sponde del Danubio. Ora, da questi è venuta la mia schiatta e da questa venne a me l’indole rozza, severa, intrattabile, indifferente agli amori, immobile nei propositi. Io, dunque, primieramente chiedo scusa per me, ma in parte la scusa vale anche per voi che siete attaccati ai patri costumi. Non è gi