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Raynald, Ann. ecc., 1284, §. 10. Ibid., 1283, §. 40. Il breve al principe Carlo, posteriore al fatto, è dato il 22 aprile 1284. D'Esclot, cap. 115, riferisce la risposta dei Veneziani. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 63 e 64. Quivi si legge la bolla di Onorio, data di Tivoli il 4 agosto, anno 1. Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 40, nel detto breve del 22 aprile 1284. Saba Malaspina, cont., pag. 418.

115 Marfisa incontra una gran lancia afferra, e ne la vista a Pinabel l'arresta, e stordito lo riversa in terra, che tarda un'ora a rilevar la testa.

114 Quivi era la Discordia impaziente, inimica di pace e d'ogni triegua; e la Superbia v'è, che non consente vuol patir che tale accordo segua. Ma più di lor può Amor quivi presente, di cui l'alto valor nessuno adegua; e fe' ch'indietro, a colpi di saette, e la Discordia e la Superbia stette. 115 Fu conclusa la triegua fra costoro come piacque a chi di lor potea.

Poi che fu il re condotto inanzi a quello, inginochiossi, e le man giunte stese, e disse: Angel di Dio, Messi novello, s'io non merto perdono a tante offese, mira che proprio è a noi peccar sovente, a voi perdonar sempre a chi si pente. 115 Del mio error consapevole, non chieggio chiederti ardirei gli antiqui lumi. Che tu lo possa far, ben creder deggio, che sei de' cari a Dio beati numi.

Romances de Gerinaldo [lezione dell'isola di San Giorgio], HARDUNG, I, p. 108. E nella lezione ALMEIDA-GARRETT, ivi, p. 115:

115 Poi quando in sella volse risalire, aspettato non fu dal suo destriero, che fin a sera si fece seguire, e non si lasciò prender di leggiero: preselo al fin, ma non seppe venire più, donde s'era tolto dal sentiero: ducento miglia errò tra piano e monte, prima che ritrovasse Rodomonte.

115 Poi che fu desto, e che de l'ora tarda s'accorse, uscì di camera con fretta, dove il falso cognato e la bugiarda Orrigille lasciò con l'altra setta; e quando non gli truova, e che riguarda non v'esser l'arme i panni, sospetta; ma il veder poi più sospettoso il fece l'insegne del compagno in quella vece.

114 Ne la bandiera, ch'è tutta vermiglia, Rodomonte di Sarza il leon spiega, che la feroce bocca ad una briglia che gli pon la sua donna, aprir non niega. Al leon medesimo assimiglia; e per la donna che lo frena e lega, la bella Doralice ha figurata, figlia di Stordilan re di Granata: 115 quella che tolto avea, come io narrava, re Mandricardo, e dissi dove e a cui. Era costei che Rodomonte amava più che'l suo regno e più che gli occhi sui; e cortesia e valor per lei mostrava, non gi

115 Rispose Rodomonte: Ottener questo non fia così, come quell'altro, lieve. E seguitò dicendo: Io ti protesto che, s'alcun danno il nostro re riceve, fia per tua colpa; ch'io per me non resto di fare a tempo quel che far si deve. Ruggiero a quel protesto poco bada; ma stretto dal furor stringe la spada.

115 Leon che, quando seco il cavalliero del liocorno sia, si tien sicuro di riportar vittoria di Ruggiero, gli abbia alcun assunto a parer duro; non sappiendo che l'abbia il dolor fiero tratto nel bosco solitario e oscuro, ma che, per tornar tosto, uno o due miglia sia andato a spasso, il mal partito piglia.