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Aggiornato: 28 giugno 2025
57 Mercurio al fabbro poi la rete invola; che Cloride pigliar con essa vuole, Cloride bella che per l'aria vola dietro all'Aurora, all'apparir del sole, e dal raccolto lembo de la stola gigli spargendo va, rose e viole. Mercurio tanto questa ninfa attese, che con la rete in aria un dì la prese.
Smonta dunque Melisendra, e Dio mettesi a pregar: il cavallo a briglia sciolta vola i Mori ad assaltar. Parve gi
Il mio monoplano vola per sempre negli occhi di una donna!
Sfugge solo di notte, in una chiatta, alla vigilanza della squadra, raggiunge la Maddalena, approda in una barca di pescatori in Sardegna, arriva ignorato a Livorno e a Firenze, vola nello Stato romano, vince i pontifici a Monterotondo, s'impadronisce di Viterbo, di Frosinone, di Velletri, e marcia su Roma.
77 e tra quei che vi son detti più forti sparga tante zizzanie e tante liti, che combattano insieme; ed altri morti, altri ne sieno presi, altri feriti, e fuor del campo altri lo sdegno porti sì che il lor re poco di lor s'aiti. Non replica a tal detto altra parola il benedetto augel, ma dal ciel vola.
voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, che 'l te ne porti dentro a te per quello che si reca il bordon di palma cinto>>. E io: <<Si` come cera da suggello, che la figura impressa non trasmuta, segnato e` or da voi lo mio cervello. Ma perche' tanto sovra mia veduta vostra parola disiata vola, che piu` la perde quanto piu` s'aiuta?>>.
voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, che ’l te ne porti dentro a te per quello che si reca il bordon di palma cinto». E io: «Sì come cera da suggello, che la figura impressa non trasmuta, segnato è or da voi lo mio cervello. Ma perché tanto sovra mia veduta vostra parola disïata vola, che più la perde quanto più s’aiuta?».
No, non fia ver, che senz'amore al mondo Volga tua vita abbandonata e sola, Qual pèrsa gemma ai neri flutti in fondo, Qual bianco giglio in solitaria aiuola: Quant'alto è il cielo, e quanto il mar profondo, La forte ala d'amor penetra e vola, Nè tu vorrai, leggiadra e debil tanto, Chiuderle il petto, e dar la vita al pianto.
Cedono al nume il passo Le domate montagne; a lui da lato Scende l'italo genio. Odo il fracasso De le divelte rupi; Rugghia per li rotti antri il vento irato; Al martellar degl'inventati ordigni Tuonan l'opre pe' negri anditi cupi: Ecco, ne l'ardua gola Fischia il vapor che vola; Echeggian gli antri; gli ultimi macigni
Chiara di sangue una compagna sola Eleggo taciturna a mio conforto; Dassi de' remi in acqua, il legno vola, Giungo di Rodi lietamente in porto; Quì d'Alfange dimando, altra parola Misera non udii, salvo egli è morto; Ah fossi stata sorda e stata muta, O sommersa nel mar pria che venuta.
Parola Del Giorno
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