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Aggiornato: 9 giugno 2025
Dopo le ultime scoperte, Emilia fu trattata dal conte e dalla sua famiglia come una parente della casa Villeroy, e ricevuta, se era possibile, anche con maggiore amicizia. Il conte, inquieto e sorpreso di non ricevere alcuna risposta da Valancourt, s'applaudiva della sua prudenza.
Venendo a conoscere che la marchesa di Villeroy era sorella di Sant'Aubert, Emilia si sentì combattuta da contrari affetti. In mezzo alla mestizia cagionatale della morte prematura dell'infelice, si sentì alleviata dalle penose congetture in cui l'avea gettata la temeraria asserzione della Laurentini sulla di lei nascita e sull'onore de' suoi parenti.
Emilia, rammentandosi la commozione di suo padre, allorchè gli fu nominata questa dama, e la domanda da lui fatta di esser sepolto presso le tombe de' Villeroy, provò un estremo interesse, e pregò suor Agnese di spiegare i motivi di tale interrogazione. La badessa avrebbe voluto fare uscire Emilia, la quale, troppo interessata, reiterò la domanda con calore.
Le feste furono splendidissime: la sala grande era stata ornata d'un nuovo parato rappresentante Carlo Magno co' suoi dodici pari. Si vedevano i fieri Saraceni che si avanzavano in battaglia, e tutti gl'incanti ed il potere magico di Merlino. Le sontuose bandiere de' Villeroy, sepolte a lungo nella polvere, sventolarono di nuovo sulle torri gotiche del castello.
Nel 1584, anno in cui Sant'Aubert morì, Francesco di Beauveau, conte di Villefort, prese possesso dell'immensa tenuta chiamata Blangy, situata in Linguadoca, sulle sponde del mare. Queste terre per parecchi secoli avevano appartenuto alla sua famiglia, e gli ritornavano per la morte del marchese di Villeroy suo parente, uomo di carattere austero e di maniere riservatissime. Questa circostanza, unita ai doveri della sua professione, che lo chiamavano spesso alla guerra, aveva impedita ogni specie d'intrinsichezza tra lui ed il conte di Villefort. Si conoscevano poco, ed il conte non seppe la sua morte se non quando ricevè il testamento che lo faceva padrone di Blangy. Non andò a visitare i suoi nuovi possessi se non un anno dopo, e vi passò tutto l'autunno. Si rammentava spesso Blangy co' vivi colori che presta l'immaginazione alla rimembranza dei diletti giovanili. Ne' suoi primi anni, aveva conosciuta la marchesa, e visitato quel soggiorno nell'et
Era sur alcune lettere della marchesa che, partendo dalla valle, Emilia vide piangere il padre; era al di lei ritratto ch'egli aveva fatto sì teneri baci. Una morte sì crudele può spiegare l'emozione cui dimostrò quando Voisin la nominò a lui dinanzi. Egli volle esser sepolto presso al mausoleo de' Villeroy, ove giaceano le ceneri di sua sorella. Il marito di questa essendo morto nella Francia settentrionale, ve l'avean sepolto col
«Non oso dire qual fu il suo delitto,» ripigliò suor Francesca. «Intesi racconti strani a proposito del marchese di Villeroy. Dicono, tra altri, che dopo la morte della moglie partì da Blangy, e non vi tornò più. A quell'epoca io non era qui, e non posso dir nulla di preciso; la marchesa era morta gi
Di qual marchesa?» rispose Emilia attonita. La calma delle maniere d'Agnese le aveva fatto credere al ritorno della sua ragione. La badessa le diè un'occhiata d'intelligenza, ma essa ripetè la domanda. «Di qual marchesa?» sclamò Agnese; «io ne conosco una sola: la marchesa di Villeroy.»
La campana del convento suonò mattutino, e Emilia se ne andò a letto cercando nel sonno l'oblio della dolorosa storia della marchesa di Villeroy.
Mi fu detto che la marchesa di Villeroy è morta in questo luogo stesso, e vi giacque sino all'ora del seppellimento. Quel velluto ricopriva per certo il feretro.»
Parola Del Giorno
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