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Aggiornato: 6 luglio 2025


Nel 1857, Ratazzi avendo lasciato il portafoglio dell'interno, il conte di Cavour accumulò quello degli affari stranieri, dell'interno, dell'istruzione pubblica e la presidenza. Fu ministro fino alla pace di Villafranca.

Ma l'armistizio nel pensiero di Napoleone segnava il preludio della pace; e a tal fine mandava a chiedere un convegno all'imperatore d'Austria che lo accordava. Il giorno 11 i due imperatori ebbero una conferenza a Villafranca, nella quale furono fissate le basi del trattato di pace, a concludere il quale fu incaricato il principe Girolamo Bonaparte.

Ma un malinteso si era frapposto tra il ministro del re Vittorio Emanuele e l'Imperatore. Il ministro voleva un'Italia intera, un'Italia italiana; l'Imperatore aveva fatto delle riserve, delle reticenze, aveva dei fini occulti. Cavour non volle tradire l'Italia. E la convenzione di Villafranca fu precipitata. Anche il re rinnegò il suo ministro!

E l'esercito? I 380 000 soldati d'Italia? Leggono i loro ufficiali che si torturano or nuovamente col bastone i fratelli dai quali li separa un fiume? Hanno culto di patria e senso d'onore, o intendono confermare per sempre coll'indifferente contegno la vergognosa pace di Villafranca? Sanno che l'Europa, guardando ai fatti passati o al linguaggio presente dei ministri d'Italia, ripete colla Francia ch'essi sono incapaci di combattere e vincere soli? Non freme in essi l'orgoglio del nome italiano? Non giurarono all'Unit

Si diceva a Nizza, a Villafranca, a Mentone, dovunque i Matignon erano conosciuti, e si ripeteva da Ventimiglia a San Giorgio, dove avevano le loro possessioni, che la fanciulla medesima avesse voluto quelle nozze.

Così mentre le vittorie di Solferino e di S. Martino ci dovevano schiudere i varchi all'Adige ed all'agognata conquista del Veneto, inattesa e dolorosa come una catastrofe giungeva la notizia della pace di Villafranca, che tale ormai poteva chiamarsi. L'Italia, prima i garibaldini, accolse con vivo dolore la fatale notizia che troncava d'un colpo le più belle speranze.

Parlandosi della Principessa di Villafranca, a titolo di lode fu scritto esser ella tutta dedita a conversazioni istruttive e ad occupazioni ben diverse da quelle di altre donne. Il lettore prenda nota di questa lode³⁷⁷, e si procuri le Lezioni sulla educazione della culta dama.

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