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Aggiornato: 25 giugno 2025
Tu non sei più l'innocente giovane che mi disse nella prigione della Vicaria: a te per tutta la vita! Gli è vero? che irrisione! Si potrebbe ciò? Non vi è dunque più onore, più fede, più virtù nel mondo? Ed un prete ancora! No, no. Tu non hai giammai avuto molta mente; tu non afferri l'importanza di quel: «gli è vero!» Ma insomma come è ciò avvenuto? Io perdo la testa. Tu non mi ami dunque più?
Innumerevoli guardie di P. S. venivano appostate lungo la strada che, dalla Vicaria alla via del Parlamento, percorrevano le carrozze cellulari, scortate da drappelli di carabinieri. Ammanettati ben bene, gli accusati, erano condotti nella grande gabbia che ha racchiuso briganti famosi e delinquenti d'ogni sorta.
FORCA. Tolto che voi l'arete, andremo in casa sua, che quivi troveremo le vesti e le robbe che ha rubate, e le porteremo in Vicaria. CAPITANO. Cosí faremo. FORCA. Eccolo che giá viene. PANFAGO. Quel maledetto pazzo ha mancato poco a strangolarmi: ho passato un gran pericolo. PANFAGO. Son stato tutto oggi in travaglio, e non ho potuto tòrre un maledetto boccone.
³³² Vedi vol. I, cap. II: Su e giù per Palermo, p. 18. I prigionieri aggrappati alle spranghe della Vicaria, gli ammalati della Infermeria specialmente, fissano atterriti il mare di teste che fluttua irrequieto. Dalle finestre, dalle terrazze, dai tetti, dai cornicioni si affacciano, si protendono, penzolano come grappoli di corpi umani migliaia di persone.
Lasciando le cerimonie che la ricorrenza avea di comune con altre dell’anno, non è da trascurarne una che rimase nelle costumanze pubbliche ed ufficiali: vogliam dire la visita alle carceri pubbliche della Vicaria. Per lungo volger di anni, anzi per secoli, la fece il Vicerè in gala, con cavalcata della Nobilt
L'indomani, il re fece chiamare il conte di Altamura nel suo gabinetto. Il conte Altamura¹ si chiamava adesso il cav. Spada. E' si era evaso dalla prigione della Vicaria, vestito da gendarme, accompagnando un altro prigioniero innanzi la corte, mediante una ricompensa al carceriere in capo, in mezzo al silenzio di tutti i suoi compagni di camerata, i quali lo avevano veduto cangiare di assisa.
Adesso torniamo al Vicario. Egli giunse ansante, bagnato di sudore alla vicarìa: si pose a sedere con il Collaterale al fianco, notari, e copisti; fece rientrare sbirri, valletti, carnefice, e vittima, che fu portata a braccia col capo spenzoloni giù come ubbriaco.
FORCA. Ecco le vesti, ecco le robbe toltemi! cosí, furfantaccio, s'entra nelle case di gentiluomini e si vuotano le casse? Su, strascinatelo in Vicaria. PANFAGO. O Dio, lasciatemi tor prima un bicchiero di vino, ché la gola mi sta tanto asciutta che non ne può uscir parola. FORCA. Te la stringerá il capestro, la gola. PANFAGO. O gola, mi farai morir appiccato per la gola.
27 E le parve ch'andria con più possanza, se la Superbia ancor seco menasse; e perché stavan tutte in una stanza, non fu bisogno ch'a cercar l'andasse. La Superbia v'andò, ma non che sanza la sua vicaria il monaster lasciasse: per pochi dì che credea starne assente, lasciò l'Ipocrisia locotenente.
E col cuore allargato da una gioia feroce, diede un par di spronate alla Bordellina, che, a quest'attacco repentino, s'impennò, saltò un ruscello, e via per la costa come una saetta. ¹ Vicaria, carcere principale di Palermo, onde vicaria per carcere in generale.
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