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La musica che i viaggiatori avevano gi

L'alba faceva biancheggiare l'orizzonte. A poca distanza, e sul fianco di un colle, i viaggiatori distinsero la citt

Seppi poi che a Barcellona v'è un gran numero di camerieri d'albergo, di fattorini da caffè, di cuochi, di servitori d'ogni genere, piemontesi, la maggior parte della provincia di Novara, che andarono in Spagna da ragazzi, e che parlano codesto gergo orribile, misto di francese, d'italiano, di castigliano, di catalano, di piemontese, non con gli Spagnuoli, s'intende, perchè lo spagnuolo lo hanno imparato tutti; ma coi viaggiatori italiani, così, per vezzo, per far vedere che non hanno dimenticato la lingua patria.

Il capitano ci guarda, e pensa che voi siete un orribile e feroce orco, un selvaggio inglese che mi maltratta. Erano quasi in porto. Su! prendi la tua valigetta, disse lui, e prontati. E taci. Ella rise, arrossendo, e obbedì prestamente. I pochi viaggiatori erano in piedi aspettando di sbarcare.

Il povero ragazzo non potè più resistere e diede in uno scoppio di pianto. La figlia dell'oste, uscita anch'essa all'arrivo dei viaggiatori, ebbe compassione di quel ragazzo e si avvicinò domandandogli che cosa avesse.

Secondo il solitorispose uno di coloro; «noi torniamo quasi sempre carichi di cacciagione. Son cacciatori come noidisse uno di quelli che avevano introdotto il conte; «eransi smarriti, ed io li accolsi dicendo che c'era posto per tutti. È vero, è verorispose il suo compagno. V'ingannate, amicodisse il conte; «noi siamo viaggiatori.

«Se qualcosa avesse potuto togliermi dal mio ritirodisse Barreaux, «sarebbe stato il piacere di accompagnarvi in questo viaggio; io non faccio complimenti, e potete credermi: attenderò il vostro ritorno con grande impazienza.» I viaggiatori continuarono il loro cammino: nel montare in carrozza, Sant'Aubert si volse e vide il suo castello nella pianura.

Ed ora a te, Amsterdam dalle novanta isole, Venezia del nord, regina del Zuiderzee! A due viaggiatori, uno poeta e uno ingegnere, che andassero insieme, per la prima volta, da Haarlem ad Amsterdam, seguirebbe un caso che credo non accada sovente: l'ingegnere si sentirebbe un po' poeta, e il poeta desidererebbe di trovarsi nei panni dell'ingegnere.

Tutto era scolorito e monotono in lei, principio di una anemia generale, del torpore che assale i viaggiatori smarriti nelle nevi, che non soffrono, che non si lagnano, che muoiono dolcemente nella tranquilla evanescenza di un sogno...

In fine Sant'Aubert pronunziò la trista parola; Emilia fece altrettanto a Valancourt, che lo ripetè con un sorriso forzato, e la carrozza si mise in moto. I viaggiatori restarono a lungo in silenzio. Sant'Aubert finalmente disse: «È un giovine interessante; sono molti anni che una conoscenza breve non m'ha così affettuosamente colpito.