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E supponete, che la natura m'avesse dato la ferocia, il padre il motivo, il diavolo la occasione per commettere il delitto, ditemi, potreste voi immaginare modo più assurdo per consumarlo di quello che finge l'accusa? Perchè adoperarvi il ferro? Con ottomila ducati possono facilmente procurarsi veleni che uccidono come il mal di gocciola, o disfanno come le febbri etiche, senza lasciare vestigio alle indagini della giustizia; ma che dico io, che possono procurarsi veleni? L'accusa suppone averli io procurati; solo procurati, ma propinati: dunque se versai al padre mio vino alloppiato per farlo dormire una notte, bastava aumentargli la dose perchè non si svegliasse mai più in questo mondo. A qual pro tante operazioni pericolose? A qual pro banditi? Perchè tanti complici, sovente traditori, sempre funesti? E soprattutto, qual bisogno, qual consiglio fu quello di chiamare a parte della congiura Bernardino, fanciullo di dodici anni? In che cosa poteva giovarmi costui, o piuttosto, in che cosa non doveva aspettarmi ch'egli non fosse per nuocermi? Se in casa Cènci viveva un lattante, anch'egli avrebbe tenuto per complice l'accusa; come se, tolto in fastidio il materno latte, con gridi e con minacce avesse chiesto nudrimento del sangue del padre? Assurdi paionmi questi, e sono. Don Giacomo quando avvenne il caso funesto trattenevasi in Roma, e di questo potr

E non mi parve assurdo che io le dicessi così. Mia, madre aveva fatto recare una cesta di rose, e cominciò a spargergliele addosso a piene mani.... Ne versai a piene mani anch'io, lasciando libero soltanto il viso.... E ripetei sommessamente: Dormi, cara! Sogna, cara! Sogna!

Economico, così così. Pietro Oh! oh! Mi date un dolore.... Fabrizio Veniamo al quatenus, se non vi dispiace. Pietro Veniamoci. Fabrizio Secondo la vostra noticina, la somma che vi versai il giorno sette fu tutta esaurita. Pietro I cento voti che vi promisi li avete avuti o no? Fabrizio Va bene, li avrò avuti. Pietro

Poi volendo dissimulare la mia sorpresa e l'emozione, mi versai da bere; procurai di mostrarmi freddo e distratto, lasciai passare qualche tempo, cacciando giù un boccone per forza, poi soggiunsi: Se non m'inganno, mi pareva che la contessa Savina avesse sposato un signore....

«Se la voce del Re, quantunque s'inalzi dalla polvere, altro giudice degnasse tranne l'Eterno, ti direbbe, che prima che per te fosse strascinata la Spina avanti l'altare, me amava, me suo sposo all'intemerato seno stringeva....» «Ti amava.... e fu punita....» «Non periva nello incendio del castello?» «Io la trafissi....» «Ah! Dio ti perdoni....» «E versai la mia colpa su la tua testa

Ti amai, Ti amai, versai, nelle lettere che ti scrissi, l'anima mia, ti dissi il mio tormento, rinunciai alle prepotenti gioie che mi provocano a' miei anni, studiai, mi dedicai ai poveri, e al mio paese... E Tu? Come mi rispondesti? Tu chi ami? Ah fosti crudele! Ed io perchè amo di acuire così il mio dolore? Vi chiudo nel mobiletto, o pagine tristi, e siate l'ultime che scrivo!