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Aggiornato: 29 maggio 2025
<<Or discendiam qua giu` nel cieco mondo>>, comincio` il poeta tutto smorto. <<Io saro` primo, e tu sarai secondo>>. E io, che del color mi fui accorto, dissi: <<Come verro`, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?>>. Ed elli a me: <<L'angoscia de le genti che son qua giu`, nel viso mi dipigne quella pieta` che tu per tema senti.
LECCARDO. Andrò e verrò. DON FLAMINIO. Battuto da cosí crudel tempesta di contraria fortuna, la qual mi spinge addosso onde sopra onde, l'anima mia stordita dalla paura ondeggia in una gran tempesta e sta turbata di sorte che non credo viva al mondo oggi uomo che sia aggirato da vari pensieri come io. Temo di molte cose e fra tanto timore non so in che risolvermi.
LIMERNO. Ditemi, prego, santo Fúlica: foste giammai di alcuna bella donna innamorato? FÚLICA. Io fui e sono innamorato per certo. Hic Fulica supprimit divinum amorem. LIMERNO. Oh Sia lodato il Dio d'amore, che piú oltra non verrò necato di parole al vento gittate!
Poveretto.... è vecchio ed infermo. Ebbene, farò io quel che non può far lui. Cioè? Tutte le sere, se voi me lo permettete, verrò a prendervi al magazzeno e vi restituirò nelle sue braccia. Nossignore, nol permetterò. Voi non avete amanti, mi diceste. E non ne avrò mai.
«Io ti verrò a vedere qualche volta; ti farò condurre a Santa G.... in casa ai parenti di tua madre. V'è lassù una bella chiesa, sopra una vetta, tu vi andrai a pregare per me.... Non temere, di sulla porta di quella chiesa vedrai D.... e la mia casa e la tua.... addio.»
SAMIA. Mi si mostrò piú aspro che un tribulo. RUFFO. Va', parlali ora per vedere se lo spirito l'ha punto raddolcito. SAMIA. Ti pare? RUFFO. Te ne prego. SAMIA. A lui ne vo. RUFFO. Olá! Tórnatene poi per di lá a Fulvia; e io ne verrò subito a lei. SAMIA. Fatto è. RUFFO. Fin che costei parla a Lidio, mi starò qui apparato. FANNIO servo, LIDIO femina, SAMIA serva.
Alla faccia tua e del compagno ancora. RUFINO. Oh poltrone, tristo, sciagurato! Vien qua giú! vien giú! MALFATTO. Vien sú! vien sú, tu! RUFINO. Apri la porta e vederai se io ci verrò. MALFATTO. Son contento. Ma dimmi: hai naso freddo tu? RUFINO. Diavolo ch'io trovi un sasso, stanotte! REPETITORE. Eh! non fate, omo da bene.
Noi ve ringraziamo: e certamente ch'un po' di suspetto è quello che mi tiene cosí ambiguo del venire; perciò che non è molto che simo stati assaltati qui nella strada da un certo maestro Antonio. RUFINO. Venite, non dubitate; ch'io vi prometto de farvi far domatina la pace per ogni modo con esso lui. PRUDENZIO. Io verrò, adunque. O sustituto nostro! REPETITORE. Che ve piace?
«Or discendiam qua giù nel cieco mondo», cominciò il poeta tutto smorto. «Io sarò primo, e tu sarai secondo». E io, che del color mi fui accorto, dissi: «Come verrò, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?». Ed elli a me: «L’angoscia de le genti che son qua giù, nel viso mi dipigne quella piet
Lascia fare a me; e come mi devo vestire? Vèstiti un po' come vuoi. Di nero? Di nero o di rosso, non importa. Resta fissato che verrò qui a prenderti colla carrozza, alle quattro e mezzo. Alle quattro e mezzo in punto mi troverai in casa ad aspettarti. Intanto bada di non far chiacchiere, di non contare a nessuno che hai un duello. Diavolo, per chi mi pigli?! Siamo intesi!
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