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Aggiornato: 20 maggio 2025


Colle mani ciondoloni, le gambe che le mancavano sotto, stava a guardare ritta, o si muoveva sempre troppo tardi per aiutare in qualche cosa. E il suo gesto era così stanco che la signora Veronica le ripeteva: Lasciate, lasciate. Era vero, se ne accorgeva anch'essa.

La signora Veronica si versò dalla boccia un mezzo bicchiere di vino. Lasciate stare: perchè Tina non avrebbe ragione? Essa aspetta nella confidenza della propria et

Cara Veronica.... come siete buona!... avete sostituita mia madre sulla terra.... che il cielo vi benedica mille volte. E pensando alla mia miseria e all'ottimo cuore di quella donna, io piangeva come un fanciullo. Allora essa mi calmava chiamandomi matto, smemorato, fantastico, epiteti coi quali soleva generalmente esprimermi la sua affezione.

Oh di ch'amici, a chi in eterno deggio per la letizia c'han del mio ritorno! Mamma e Ginevra e l'altre da Correggio veggo del molo in su l'estremo corno: Veronica da Gambera è con loro, grata a Febo e al santo aonio coro.

Vedevo come in sogno lo zio canonico che andava a dir messa, il gatto di casa che miagolava fregandosi alle sottane di Veronica, mentre essa apparecchiava la colazione, entravo nella mia cameretta deserta, aprivo il balcone, e stavo aspettando che la contessa Savina comparisse alla finestra dirimpetto, per pagare il suo debito, restituendomi il bacio.

La Veronica, quantunque potesse vivere indipendente colla sua pensione, desiderò rimanere con noi, e così ci siamo accomodati nella casa ereditata, mia moglie ed io nella stanza dello zio, e nostra figlia nella mia cameretta di studente. La natura aveva prodigato i suoi doni alla nostra ragazza; ell'era leggiadra di forme, e vispa come uno spiritello.

Io giurai di star zitta, e tenni la mia parola fino a questo momento!... Quando tu e il povero zio canonico eravate andati pei fatti vostri, Veronica scendeva a far conversazione col portinaio che era suo amico, e mi faceva entrare in giardino. Io non la vedevo più per un pezzo, mi diceva che andava a far la spesa, e veniva a prendermi più tardi.

Inseparabile, come il mazzolino, teneva fra le mani, nelle sere di rappresentazione, il libretto dei Due Sergenti, e, sensibilissima, nei momenti che il dramma volgeva al tenero, una goccia gialla le tremolava sotto la punta del naso... Era una lacrima che la Veronica raccoglieva nel libro con una rapido scrollar della testa.

Quanto tempo è che siete ammalata, ragazza mia? cominciò con voce insinuante, mentre la signora Veronica gli metteva dietro la sedia, sulla quale per solito stava la candela; poi andò a porre questa sul comò. Tina non provò alcun sbigottimento, ma i suoi occhi non lasciavano il viso del vecchio. Siete ben giovane! questi disse. Ho diciassette anni.

Anzi la signora Veronica lo aveva subito spiegato col suo accento tranquillo: ella era senza colpa di quel male di quella miseria, nella quale avevano dovuto cascare; perchè dunque se ne sarebbe arrovellata soffrendone maggiormente? Poi la bambina non poteva vivere, i medici stessi lo avevano assicurato.

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