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V'amo, o pompe divine! e prego il Cielo Ch'io mora in patria ove sien usi santi, Ove alla tomba il mio corporeo velo Dato non sia da ignoti o da sprezzanti, Ma pochi amici con pietoso zelo Seguano la mia bara salmeggianti, E valga de' lor sospiri il merto, Che tosto siami il sommo regno aperto! Inno di gratitudine e d'amore Al Creator de' nostri cuori amanti, Di tutte meraviglie Creatore!

Per quella madre, Sandro, il Vharè, la Nena erano tutti colpevoli, odiosamente colpevoli, ma sua figlia no, o, almeno, non pensava alla sua parte di colpa; sua figlia non la vedeva altro che in pericolo. Corse nella sua camera, si buttò addosso una mantelletta nera, un velo fitto sugli occhi, e si avviò verso la casa del Vharè.

Parve che una nube se le diffondesse sullo squallido volto, se le innondarono di pianto gli occhi, e avvisavi che un velo ne appannasse il lume.

E se tu volgerai, dolcezza mia, Quasi ammaliata, le pupille al cielo Ov'abita il tuo Nume, io, soffocando Nel profondo del cor la gelosia, Afferrerò la balza del tuo velo Per tenerti qui in terra... o per morire, Se a quella reggia d'oro Poëta e donna, tu vorrai salire. Agosto 1876. IL D

Perchè pronti affetti Nel core il ciel ti pose? Questi a Ragion commetti, E tu vedrai gran cose. bei doni del cielo, No, non celar, garzone, Con ipocrito velo, Che alla virtù si oppone. Il marchio, ond'è il cor scolto, Lascia apparir nel volto. Dalla lor mèta han lode, Figlio, gli affetti umani. Si può, si deve combattere per la patria, ma chi vince Piet

Per cibo una panata ha stabilito, e in una sua scodella la volea, che il nome di Gesú nel fondo avea. Destava compunzione e riverenza questa vergine mia pinzocherona, quando uscía col suo velo da Fiorenza, che la copriva, e in man colla corona. Avea di poverelli concorrenza dove passava, e un soldo a tutti dona; le baciavan le vesti, ed ella umíle dicea: Non fate; io sono un vermo vile.

Quest'espressione e tutto il complesso sorpresero Emilia per la sua somiglianza con Montoni; fremè e volse altrove lo sguardo. Passando col lume accanto agli altri quadri, ne vide uno coperto da un velo nero; questa singolarit

Leggete!... sentite! «La mano ci trema... le lagrime ci fan velo agli occhi... il cuore ci si spezza nel trascrivere l'infausta novella... Quell'ottimo patriota, quell'illustre pubblicista, quell'integro amministratore della cosa pubblica, quel solerte funzionario al cui genio, alla cui operosit

La sua persona era tutta avvolta in lungo velo nero chiamato grimpa, che a quei giorni le belle Siciliane adoperavano per cingersi collo e seno, e parte del corpo, facendo più lieta la bellezza col suo migliore ornamento, il pudore.

Così, nell'alba bigia in cui donna Grazia partì da Sorrento per Napoli, mentre aveva detto ai suoi amici che sarebbe partita solamente la sera, in quell'alba bigia, la sua devota cameriera, vedendola andar via, avvolta nel grande mantello bruno, avvolta nel bruno velo che le circondava il capo, il viso, il collo, si chinò, commossa, a baciarle la mano: Io la rivedrò, nevvero? chiese, cercando di trattenere le lacrime.