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Aggiornato: 15 giugno 2025
Vivevano insieme dividendo il letto e la mensa e le tribolazioni da cinquantacinque anni, e s'erano tanto guardati nel bianco dell'occhio, che a poco a poco i due volti avevano come fatto la smorfia l'uno all'altro, e se non erano i nasi, si avrebbe detto che Sulpicio e Concetta fossero fratello e sorella.
Qualche tempo essi dimorarono in un riposto casolare della Svizzera. Che vita fosse quella dell'infelice donna, immaginatelo voi. Vivevano affatto soli, ella ed il suo carnefice, segregati dal mondo; ed ogni ora, ogni istante era un tormento per lei. Nel farla soffrire cotanto, il crudele marito soffriva ancor egli; ma questi patimenti a lui erano cari, si facevano ogni dì più una necessit
Chi sa? disse un giorno fra sè il signor Francesco Guerri, dopo qualche mese di quella vita monotona, mentre la sua bella figliuola, seduta al pianoforte, passava da un preludio delicato di Bach ad un'aria allegra di Mozart. Chi sa? Potrebbe fare un miracolo, il tempo! Appunto in quei giorni capitò alle Vaie una lettera dei cugini Guerri, che vivevano sul Reggiano.
Orsola e Rina, accostumate a quel modo di vita del loro padre e marito, vivevano tranquille, confidenti nella bravura e scaltrezza di lui, non che in una costante prosperit
In casa sua, invece, vi era la miseria. Vivevano magramente con una pensione della madre, pensione che se raggiungeva, non superava certo le cento lire.
Tina stessa aveva dovuto provarlo, prima di essere accolta come apprendista da quella bustaia. Poichè alla mamma era capitato per un'estate di villeggiare presso una famiglia di signori, Tina entrò come servetta presso due vecchie zitellone, che vivevano di una piccola rendita fabbricando fiori di tela per le chiese.
I popoli di quelle terre ne avevano gran disagio pei molti alloggi, pei viveri di che dovevano fornirle, e più per quel che esse si pigliavano, a mò di predoni; e fra i guai che pativano dagli Alemanni amici, e la paura dei Francesi, che calassero a far battaglia con essi di qua dei monti; vivevano col cuore tra due sassi.
Ma la serva riceveva male il soldato, se capitava quando la mamma era fuori: Tina stessa, così piccola, sentiva per lui una ripugnanza invincibile. La vita in casa era mutata: fra la mamma e la serva si tenevano sempre il broncio, ma era la mamma che non osava rivoltarsi alle parole e ai gesti quasi sprezzanti dell'altra: entrambe vivevano in una continua agitazione.
«Quell'uomo era napoletano e si chiamava Carocci. Morì attraversando il mare. «Sua madre e suo padre vivevano ancora. Aveva fratelli e sorelle. Dio perdoni ai repubblicani che avvelenarono di dolore i loro giorni.»
Ora, siccome i Salvani vivevano piuttosto appartati, non si poteva a tutta prima capire che cosa significasse quella ascosaglia. Le poche domande che in un lungo spazio di tempo si poterono fare da qualche curioso, erano accortamente deluse.
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