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Aggiornato: 2 giugno 2025


Vieni con me; per l'infinita via L'Ozio non poltre, e non sbadiglia Imene; L'opra e l'amor son la ricchezza mia, Mio cibo il ver, la libert

Ver è ch’altra fïata qua giù fui, congiurato da quella Eritón cruda che richiamava l’ombre a’ corpi sui. Di poco era di me la carne nuda, ch’ella mi fece intrar dentr’ a quel muro, per trarne un spirto del cerchio di Giuda. Quell’ è ’l più basso loco e ’l più oscuro, e ’l più lontan dal ciel che tutto gira: ben so ’l cammin; però ti fa sicuro.

E l'idropico: <<Tu di' ver di questo: ma tu non fosti si` ver testimonio la` 've del ver fosti a Troia richesto>>. <<S'io dissi falso, e tu falsasti il conio>>, disse Sinon; <<e son qui per un fallo, e tu per piu` ch'alcun altro demonio!>>. <<Ricorditi, spergiuro, del cavallo>>, rispuose quel ch'avea infiata l'epa; <<e sieti reo che tutto il mondo sallo!>>.

che', come noi venimmo al guasto ponte, lo duca a me si volse con quel piglio dolce ch'io vidi prima a pie` del monte. Le braccia aperse, dopo alcun consiglio eletto seco riguardando prima ben la ruina, e diedemi di piglio. E come quei ch'adopera ed estima, che sempre par che 'nnanzi si proveggia, cosi`, levando me su` ver la cima

Che sono i monumenti? Iddio non chiede Statue e colonne, ma infiammati cuori. È ver, ma i sacri segni alzan la fede; Gridan d'et

È bella cosa, è ver dicea Dodone, ma quando intendi il mondo vada male, so che il tacere è cosa da poltrone, e de' corregger l'uom per quanto vale. So ch'oggi una bagascia è la ragione, ché l'avete mandata all'ospedale per soggezione, e con rispetti umani e finte indifferenze e baciamani.

e mi chiedesti: È ver che nacque in una stalla, ed ebbe per cuna un po’ di paglia, e andò povero e solo per noi, nel mondo?...

E l'idropico: <<Tu di' ver di questo: ma tu non fosti si` ver testimonio la` 've del ver fosti a Troia richesto>>. <<S'io dissi falso, e tu falsasti il conio>>, disse Sinon; <<e son qui per un fallo, e tu per piu` ch'alcun altro demonio!>>. <<Ricorditi, spergiuro, del cavallo>>, rispuose quel ch'avea infiata l'epa; <<e sieti reo che tutto il mondo sallo!>>.

Alla dama consorte il ver celava; pur, perch'ella il vedea giuocare al lotto, ad un triste segno sospettava; ma finalmente scopre ch'egli è rotto, che le vesti e le cuffie le impegnava, e cominciava ad appiccar baruffa: ma invan con Filinor si grida e sbuffa.

Ben può celar il ver finta bugia, a qualche tempo, o 'n qualche loco, o parte: ma non ch'ei non vinca, e 'n sella stia, dunque per più secura e corta via, rivolgete, Ugolin, tanta vostra arte, ch'in altrui molto, in me poco sarìa. XXVII. A Benedetto Varchi

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