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Aggiornato: 7 giugno 2025
Questa volle alzarsi in piedi a ogni costo, raggiustò con un movimento istintivo la cuffia che ricadeva per indietro lasciando a nudo il suo cranio pelato, e sorretta da un'amica fece due passi verso la visitatrice e le si abbandonò fra le braccia singhiozzando. Era un'ombra, una larva; così bianca come se le sue vene avessero dato tutto il loro sangue.
Ah sì aveva bisogno di un'amica indulgente!... Poi, a voce bassa e tremante, cominciò le sue confidenze: Quando l'anno scorso il principe degli Alberi venne a stabilirsi a Catania, per la morte dello zio, che gli aveva lasciato tutte le sue sostanze, fu tosto ricevuto da mio padre, il sapete.
E voi avete quella di ricordarmi ogni momento l'ingratitudine di cui sono colpevole. Credete voi che io non intenda di essere ingrato al caso che vi ha condotta sul mio cammino? Credete voi che io non intenda quale conforto sarebbe più per me che per voi il potervi voler bene diversamente che come a un'amica? Quando ci siamo conosciuti qui, in questo eremitaggio dove ciascuno di noi veniva a cercar pace , eravamo due sventurati: voi brutalmente abbandonata da un marito che era stato sempre un vile, io tradito stranamente da una moglie che era stata sempre un angelo. Allora, forse, si equivalevano le nostre due infelicit
Se non avessi avuto tale certezza non mi sarei decisa ad affidarvi il delicato còmpito di essere una fidata compagna alla figlia mia. Io nutro speranza che colle vostre doti d'ingegno e di cuore saprete corrispondere nel modo più degno alla fiducia ch'io pongo in voi. Così facendo vi acquisterete il diritto di essere nella mia casa non più un'estranea, ma un'amica....
Era venuto in mente alla ragazza, fra tanti pensieri gravi e terribili, era venuto anche in mente che non aveva abiti, non biancheria, nulla di nulla. Fuggita dalla casa col pretesto di salutare un'amica, non possedeva che gli indumenti dei quali era vestita, e aveva tre lire nel borsellino. Non vuoi dirmi? incalzò Filippo con la dolcezza di chi prega.
[Nota 19: All'erudito e cortese prof. S. PRATO vo debitore della seguente canzone affatto inedita, ch'egli raccolse or è poco dalla bocca d'una giovinetta di Roncofreddo (circond. di Cesena), chiamata Maria Regini, la quale disse d'averla imparata a Bologna da un'amica sua. Eccola: V'eran due belli amanti; 'l giovin fa un delitto: fu mandato 'n prigió. La bella giovinetta, vestita da Napuglió, lo va a tro
Anzi, fuori di sè dall'allegrezza, e stringendo la moglie al petto: «Adelasia, sclamò Adelasia! il sangue nostro, parla ai nostri figli dei loro avi e di noi....» Una vecchierella, la quale praticava in quella grotta, intese queste parole; le ridisse maravigliata ad un'amica, l'amica se ne confidò ad un'altra, e via... via, ne venne a sapere tutta la montagna, insino a Savona.
Non era vero che egli le avesse posto gli occhi addosso; ma, con quel dargli la soia, gli amici lo avevano messo al punto. Da quel giorno il Ceretti si ficcò in capo che avrebbe potuto dar corpo alle celie dei compagni. Maria non era sorella di Lorenzo; tutti lo dicevano. Che cosa era dunque, se non una amica? E se era un'amica, perchè non avrebbe egli potuto farsi innanzi?
Mio cugino che mi guardava intensamente si accorse di ciò che si svolgeva nel mio interno. Prese una mano della fanciulla e ponendola nelle mie mani le disse con calore: Fidatevi di lei! È un'amica. Non si era potuto piegarla nè al riposo, nè al cibo; non c'era lì accanto una sola famiglia che potesse ospitarla, non una sola donna che la accarezzasse.
Deposi tosto il libro dove l'avevo trovato. Il custode me lo recò quando uscivo, pensando che l'avessi smarrito io, e durai fatica a persuaderlo del contrario. Tre giorni dopo, un'amica, cui avevo chiesto qualche cosa d'italiano moderno, mi recò Luisa. Mi pareva esserne perseguitata, avrei voluto rifiutare, dissi che non desideravo versi; la mia amica insistette e ho ceduto.
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