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Aggiornato: 22 maggio 2025


Sia dunque questa mia fatica per abbozzatura dell'imagine, lasciando ch'altri gli donino li perfetti colori e ultimi lineamenti, bastandomi assai far ufficio di cote e ch'il mio pensiero si drizzi a segno di servire in alcun modo il gran zelo di Vostra Eccellenzia. Alla quale, facendo umilissima reverenza, me l'inchino. Dalle carceri di Vicaria, oggi a 10 di luglio 1613.

TRINCA. Piangeva la poverella amarissimamente; e, non potendo esser vostra moglie, purché fusse amata da voi, si contentava non solo d'esservi sorella, ma umilissima schiava. ATTILIO. Dunque Sulpizia è la nostra Cleria sorella?

Marini, passando innanzi alla signora, si sprofondò nuovamente in un inchino, dicendo: Servo umilissima di vostra eccellenza! e si diresse verso la scala, seguilo dal suo caudatario. Curzio, affrettati, vieni! disse a Curzio la principessa. Dove? chiese il giovane sbalordito. In libert

Un cenno di approvazione del generale gesuitico e del suo segretario, all'onorevole menzione fatta da un membro rispettabile dell'Ordine, fece rintuzzare alquanto l'alterigia del Cardinale, mentre ringalluzzì l'ardimento del Monsignore, il quale più francamente di prima riprese: «Noi siamo in circostanza di dover temere più dai nostri nemici di dentro che da quei di fuori. Quella volpe di Monarchia sabauda, mentre si protesta umilissima figlia della santa Sede, distrugge il nostro esercito, si fa padrona delle nostre province e delle nostre sostanze; e siatene certi, essa non si fermer

CINTIA. Chi è «questa umilissima mia serva»? quella corteggiana dell'altro giorno di cui mi ragionaste? AMASIO. Il malanno che Dio li dia! è la vostra umilissima serva Amasia. CINTIA. Costei è degnissima mia padrona. CINTIA. Che dunque mi comanda ella?

Serva umilissima, signor Magnifico! esclamò la signora Momina, aprendo l'uscio al dottor Collini; che era appunto egli il visitatore della famiglia Garasso. Buon giorno, signora Momina; è in casa suo marito? Sissignore, è in casa; ma il poverino è ancora nel primo sonno. Questa notte, per far servizio a Vossignoria, come mi ha detto, è venuto a casa molto tardi. Ma non dubiti, corro a svegliarlo.

Questi ed altri consimili erano i discorsi; ma quinci e quindi uscivano, al ricapito del povero Filippo II, altri suoni, che Dante si sarebbe provato a descrivere con qualche vigorosa terzina, ma che noi non ardiremo neanche accennare in un periodo di umilissima prosa. Voleva parlare, e le sue parole erano soffocate dal tumulto popolare.

Nessuno! E se dovevo aspettare che me lo deste voi il permesso, sarei stata fresca! (Umilissima) Ma quel poveretto mi ha tanto pregata, che io ne ho avuto piet

O Cintio mio caro, e con quanto bel modo ne la priega! CINTIA.... E questo per un effetto importantissimo:... AMASIO. Io non vi ho inteso. Accostatevi un altro poco: dove sète? CINTIA. Dove era sto. ... dico, per un effetto importantissimo. Signor Cintio, una vostra umilissima serva ancora vi supplica d'un favore.

Al numer diciassette picchiato hanno: Ferraú tosto, per acquistar fama, apre, mettendo Ipalca a saccomanno con ceremonie, e quel momento chiama felice, glorioso, e del resto; ma Ipalca affatto era inesperta a questo. Sei volte unumilissima» infilzando, con rossor di Marfisa, entra e s'asside: il sipario, che allor si andava alzando, il complimento, grazie a Dio, recide. La commedia si fa.

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