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Aggiornato: 12 giugno 2025
33 Il primo d'essi, uom di spietato viso, ha solo un occhio, e sguardo scuro e bieco; l'altro, d'un colpo che gli avea reciso il naso e la mascella, è fatto cieco. Costui vedendo il cavalliero assiso con la vergine bella entro allo speco, volto a' compagni, disse: Ecco augel nuovo, a cui non tesi, e ne la rete il truovo.
Tu, Trinitá etterna, se' uno mare profondo, che quanto piú c'entro tanto piú truovo, e quanto piú truovo piú cerco di te. Tu se' insaziabile, ché, saziandosi l'anima ne l'abisso tuo, non si sazia, perché sempre rimane nella fame di te, Trinitá etterna, desiderando di vederti col lume nel tuo lume.
Non udite? SAMIA. Chi picchia? FESSENIO. Fessenio tuo. Samia, apri. SAMIA. Ora. FESSENIO. Perché non apri? SAMIA. Io mi alzo per metter la chiave nella toppa. FESSENIO. Presto, se vuoi. SAMIA. Non truovo il buco. FESSENIO. Or escine. SAMIA. Eh! eh! eimè! non si può ancora. FESSENIO. Perché? SAMIA. Il buco è pieno. FESSENIO. Soffia nella chiave. SAMIA. Fo meglio. FESSENIO. Che?
Da qualunque lato Io mi vòllo, non truovo altro che abisso e fuoco della tua caritá. E sarò io quella misera che possa restituire alle grazie e a l'affocata caritá che tu hai mostrata, e mostri tanto affocato amore in particulare, oltre a la caritá comune e amore che tu mostri a le tue creature?
99 Ragionando tra sé, dicea Marfisa: Buon fu per me, che costui non si mosse; ch'andava a risco di restarne uccisa, se dianzi stato coi compagni fosse, quando io mi truovo a pena a questa guisa di potergli star contra alle percosse. Così dice Marfisa; e tuttavolta non resta di menar la spada in volta. Difender me ne posso a fatica ora che de la prima pugna è travagliato.
SIRO. Sí, ch'io bastemmio qualche volta me stesso; ché non posso omai durar con questo insopportabile, quasi ho detto, poltron. TIMARO. Che c'è di nuovo? SIRO. Ultimamente non m'ha minacciato di fare e dire, s'io non truovo modo ch'esca di questi affanni? TIMARO. O dágli il modo. SIRO. E come? TIMARO. Che s'appicchi per la gola! SIRO. Or non ho punto voglia di scherzare.
Basta che poi si scusano con dire: «Ogni cosa è me' che moglie». Mi partii di quivi, mezzo sdegnato con lui; e, giunto in un'altra casa, truovo la moglie e il marito che facevano un gran contendere insieme. Ella piangeva, e voleva pur venir alla veglia, e diceva al marito: Se voi non volevi che io v'andassi, bisognava dirlo prima e non mi lassar promettere.
ARTEMONA. Tu sei troppo savio. Ne son teco, di questo. A dire il vero, io truovo un gran piacere nel mangiare e nel ber ben. PILASTRINO. Perché tu hai cervello. Uno ignorante non sappria parlarne. Questo è l'amor divino che i dottori dicon ch'è cosí santo. ARTEMONA. Di', di grazia: ché, se fosse cosí, vorrei provare a fargli qualche voto. PILASTRINO. Vorrei dirti prima l'antica sua genealogia.
O misericordia, el cuore ci s'affoga a pensare di te, ché dovunque io mi vollo a pensare, non truovo altro che misericordia, O Padre etterno, perdona a l'ignoranzia mia che ho presumpto di favellare innanzi a te; ma l'amore della tua misericordia me ne scusi dinanzi alla benignitá tua.
Ma vegnamo a la fine. Piú volte abbiam parlato; e cosí Artemona t'ha detto la mia mente. Or ti concludo, e dico espresso, se ne sei contenta, ch'io sono in ogni modo risoluto di tôrla per mia donna e di sposarla: ché altro non truovo, al fine, in questo mondo che contentarsi; e so che può di lei contentarsi ciascuno.
Parola Del Giorno
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