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Aggiornato: 18 giugno 2025
Tremi ancora?... Perdonami, vecchio!... La notte è tanto densa, che per poco non ti ho impalato sulla punta di quell'ipocrita campanile!... Ora io vorrei decifrare questi urli lanciati non si sa d'onde, che rimbalzano tra le facciate delle case.... Tutti i balconi sono gonfi come foruncoli di calore!... Stanno per scoppiare, e ne gronder
volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli e` afflitto, per dicere a Virgilio: 'Men che dramma di sangue m'e` rimaso che non tremi: conosco i segni de l'antica fiamma'. Ma Virgilio n'avea lasciati scemi di se', Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die'mi;
PIRINO. Hai ragione, vendimi tosto. PANFAGO. Che hai, che tremi? PIRINO. Sempre quello che piú si desidera piú si teme. Tremo non so se di paura o di allegrezza: il pericolo dove mi trovo mi spaventa, l'allegrezza dell'acquisto mi rallegra, il timor turba l'allegrezza; talché provo in uno istesso tempo una timida allegrezza e un allegro timore.
Per l'appunto; diss'io, fremendo al contatto della mano di Galatea. E tremava, dunque? Può immaginarselo, colla paura che aveva. Strano! diss'ella. Ora mi pare che tremi Lei, signor Morelli. Capisco; forse è pel ricordo. Le pare? A me pare, invece, che Lei voglia ridersi un pochino di me. Ma basta; seguitiamo.
Brillò un lume, di fuori, a un tratto: di faccia al nostro balcone al primo piano s'accendeva il fanale al cantone. Arrossato nel volto da quell'improvviso fuoco esteriore, ritto rimpetto a me, Barra mi stendeva le mani. Io le presi e le serrai, muto. Ma che hai? mi ripetette Tu tremi?... Tu hai le mani gelate! Balbettai: Senti... Credevo... M'era parso che tu sapessi... Ebbene? Che cosa?...
Tu non volgi la testa: non vedo il tuo volto, non vedo i tuoi occhi sognanti ove langue un desìo di carezze, ove par che una lacrima tremi sempre.
volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli è afflitto, per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma di sangue m’è rimaso che non tremi: conosco i segni de l’antica fiamma’. Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di sé, Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die’mi;
POPPEA Ed io Neron piú assai tengo in conto, che il trono. Ov'io credessi porlo per me in periglio... Ma, che narri? Assoluto signor non è di Roma Nerone? e fia ch'ei curi un popol vile, pien di temenza, che a Tiberio, a Cajo muto obbedia?... SENECA Temerlo assai tu dei, se non fai che Neron per se ne tremi.
volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli e` afflitto, per dicere a Virgilio: 'Men che dramma di sangue m'e` rimaso che non tremi: conosco i segni de l'antica fiamma'. Ma Virgilio n'avea lasciati scemi di se', Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die'mi;
Tu non mi parli, suoni: non vedo il tuo volto, non vedo gli occhi sognanti ove langue un desìo di carezze ove par che una lagrima tremi sempre: vedo l’abito bianco, vedo i lunghi capelli di seta, e sento l’anima, l’anima, l’anima tua, Nice!... vibrar ne le note.
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