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Aggiornato: 1 giugno 2025
Una sera tornai a casa pieno di malinconia e mi buttai sul sof
Comprai anche una camicia, che indossai, col pretesto di vedere se mi stava bene, perchè quella portata in viaggio era tutta sgualcita; mi annodai al collo un'altra cravatta, di colore, acquistata anch'essa lì per lì. Quando tornai all'albergo con questo nuovo aspetto, ella mi disse in tono di amabile rimprovero: « Ah! mi avete dunque ingannata? « Come mai?
Egli continuava a bere e taceva. Tornai ad interrogarlo. Tacque ancora un buon pezzo; poi ruppe il silenzio con un sorriso: Eh! sí mi disse, sí, belle davvero. Ed eleganti diss'io e cortesi e piene di bei modi. Mylord P... andava ripetendo le mie parole in segno d'approvazione; ma non ci metteva nulla del suo: la voce non gli correva lesta sul labbro.
«Eppure io t'ho salvata da una fede di perdizione, Marzia, e t'ho posta sulla via del Signore e della santa sua Religione. «Sappi, impostore, per confusione tua, ch'io tornai col pentimento alla fede d'Israele, alla fede dei miei padri. Solo alla mia innocenza io non potrò tornare scellerato!
Ed uscii in punta di piedi pensando a quella consolazione che mi restava, in mezzo a tanti guai. Quando mi accorsi che pioveva, non tornai neppure indietro a pigliare l'ombrello per non svegliare la mia figliola. Per che cosa svegliarla? per condurla a piangere laggiù alla stazione? C'è sempre tempo di piangere a questo mondo.
Tornai all'albergo poco prima della mezzanotte e siccome splendeva la luna, e le notti di luna, benchè in quelle straduccie non penetri la luce dell'astro d'argento, Toledo non è illuminata, così dovetti camminare poco meno che a tastone come il ladro nella casa del delitto.
Il lume era acceso, il letto caldo, deposi la vecchia sul letto e chiusi la porta a chiave. Era la vecchia attonita ma non impaurita. Non ricordo d'aver veduto mai un demonio di tanto coraggio. "Ov'è Nanna?" le chiesi, mentre mi guardava trasognata, con un certo piglio da scuoterla per benino. Nessuna risposta. "Ov'è Nanna?" tornai a dire un po' più alto di prima. Nessuna risposta.
Mi tornai a sedere più calmo ma oramai i progetti di cosa avrei fatto con le mie ricchezze e i pensieri del mio protagonista mi brulicavano tutti insieme, confusamente nel cervello. Il tempo passava, la paura si faceva ad ogni istante più forte, cominciavo a capire che perdevo tutto, feci un tentativo supremo e scrissi una pagina intiera.
La Dea di quel tempietto, che non parlava o non osava parlare il francese, era nascosta in non so qual penetrale che non mi riuscì d'indovinare. Scendemmo a veder la cucina: era uno splendore. Quando tornai a casa, ne feci la descrizione in presenza di mia madre, alla fantesca, che si picca di pulizia, e rimase annichilita.
Tornai alla porta, la riaprii; m'assicurai che l'andito era deserto. Corsi allora alla finestra. Mi vennero alla memoria alcune parole di mia madre; mi balenò il dubbio che Giovanni di Scòrdio potesse trovarsi l
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