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Aggiornato: 28 giugno 2025
Ahi Pistoia, Pistoia, che' non stanzi d'incenerarti si` che piu` non duri, poi che 'n mal fare il seme tuo avanzi? Per tutt'i cerchi de lo 'nferno scuri non vidi spirto in Dio tanto superbo, non quel che cadde a Tebe giu` da' muri. El si fuggi` che non parlo` piu` verbo; e io vidi un centauro pien di rabbia venir chiamando: <<Ov'e`, ov'e` l'acerbo?>>.
Era il dispaccio del principe di Tebe, cui aveva letto agli ambasciadori di Prussia e d'Inghilterra, salvo l'ultima frase. Vitaliana lesse: «Parto questa notte. Fra quindici giorni re Taddeo IX sar
Quante storie non si raccontavano sugli amori del principe di Tebe, tutti terminati con l'assassinio? Gli è vero, però, che erano i gesuiti i quali mettevano in circolazione tutto codesto.
Il principe di Tebe si allungò sul divano, fece segno al signor di Lavandall di sedersi rimpetto a lui e disse, dopo qualche minuto di silenzio: Arrivo dalla Russia. Lo so, monsignore, io vi aspettava. Il conte di Nesselrode vi
Aveva letto sulla carta di visita: Le prince de Thébes!¹. Era dunque il fratello di S. M. Taddeo IX che lo aspettava. Il principe di Tebe aveva una figura atroce ciò che non significa assolutamente una figura laida. Era verde come un pappagallo; ne aveva l'aria maliziosa. I suoi occhi erano grandi; ma il suo sguardo feroce.
col nome che piu` dura e piu` onora era io di la`>>, rispuose quello spirto, <<famoso assai, ma non con fede ancora. Tanto fu dolce mio vocale spirto, che, tolosano, a se' mi trasse Roma, dove mertai le tempie ornar di mirto. Stazio la gente ancor di la` mi noma: cantai di Tebe, e poi del grande Achille; ma caddi in via con la seconda soma.
Il principe di Tebe, steso sur un canapè, contemplava, la volutt
La morale si vela la faccia in mezzo a quella gente. Io non mi preoccupo ove sia la giustizia. Io non calcolo che questo: la regina Bianca è un vituperio; il principe di Tebe un flagello. Il vituperio ricade sur una regina; il flagello si abbatte sur una nazione. Dei due disastri, scelgo il minore. Qual re al mondo, d'altronde, può affermare: questo figliuolo è mio?
Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi d’incenerarti sì che più non duri, poi che ’n mal fare il seme tuo avanzi? Per tutt’ i cerchi de lo ’nferno scuri non vidi spirto in Dio tanto superbo, non quel che cadde a Tebe giù da’ muri. El si fuggì che non parlò più verbo; e io vidi un centauro pien di rabbia venir chiamando: «Ov’ è, ov’ è l’acerbo?».
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