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Aggiornato: 31 maggio 2025
Così diceva, e con la donna a lato, Ove la gente combattea s'invia, E gli occhi volge ad ogni duce armato, Ed armi e spoglie fissamente spia; Nè molto va, che 'l cavalier cercato Da lunge scorge; ei coraggioso apria Folto stuolo de' Turchi, e si fea strada A somme glorie con la nobil spada.
Qual fu la gioia lor quando in meschina Stalla videro nato il Dio lattante Al sen della Mortal, fatta Divina! Oh felice lo stuolo vigilante De' pastori che l'inno udiron primi, Nuncio alla terra del celeste Infante! Godo in pensar che allor fra que' sublimi Angioli avevi loco, Angiolo mio, Tu che guidarmi or degna cura estimi.
A Rimini era stato mandato un numeroso stuolo di pittori a decorare le sale del palazzo della Signoria, e un nuovo concerto di campane era stato donato al maggior tempio di quella citt
Il toro, fermo in mezzo all'Arena, colle corna insanguinate, anelante, guardava intorno come per dire: Ne avete assai? Uno stuolo di capeadores gli corse incontro, l'attorniò, e cominciarono a provocarlo, a aizzarlo, a farlo correre di qua e di l
Il Senato veneziano aveva mandato Jacopo Foscarini, Giovanni Micheli ed altri con numeroso stuolo di nobili, ad incontrare Enrico III a Ponteba, villaggio di confine tra il territorio della repubblica e la Carniola.
99 che mille miglia e più, per questo solo era venuto, e non per altro effetto. Così senza indugiar lascia lo stuolo, e si volge al camin che gli vien detto, che verso il ponte fa Leone a volo, forse per dubbio che gli sia intercetto. Gli va dietro per l'orma in tanta fretta, che 'l suo scudier non chiama e non aspetta.
57 Fu la notte seguente a prova messo contra diece donzelle ignudo e solo, dove ebbe all'ardir suo sì buon successo, che fece il saggio di tutto lo stuolo. E questo gli acquistò tal grazia appresso ad Orontea, che l'ebbe per figliuolo; e gli diede Alessandra e l'altre nove con ch'avea fatto le notturne prove.
Venti bandiere ai venti avea suo stuolo, Che, lui seguendo, di Panfilia uscìa; E trenta quel, ch'abbandonato il suolo Fertil di Licia, appresso lor sen gìa; Erane Arsace il guidator, che solo A bei raggi del sole un occhio aprìa, L'altro in battaglia incontrò notte oscura, Ed ei per gloria i danni suoi non cura.
Stette ascoltando il cavalier dimesso, Ed indi sprona il corridor frenato Battendo l'orme in sul sentier commesso. Tosto che dentro da lo stuolo armato Ei si condusse, a' primi sguardi espresso Gli fu, con grave pena oltra ogni essempio, De le genti dilette il crudo scempio.
Il degno sacerdote non aveva più l'aria dignitosa, e l'atteggiamento di martire che avevano imposto a' gonzi: andava livido, disfatto, a occhi bassi, tra uno stuolo di militi e carabinieri, proprio nell'attitudine d'un vero malfattore.
Parola Del Giorno
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