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Quella andò al Cairo; ed indi fu lasciata un'altra altrove, come quivi è stilo: che in pochissime ore andò l'aviso per tutto Egitto, ch'era Orrilo ucciso.

Avessi tu uno stilo per ferirti, e succhiare il sangue a grumi!... Dio mio che angoscia!... E niuno, e niuno accanto, che ti dica:

L'andar queto significa l'umiltá dello stilo, il quale nelle commedie di necessitá si richiede, come color sanno che intendono che vuole dire «comedia». Ultimamente dico che la voce del paone è orribile; la quale, come che la soavitá delle parole del nostro poeta sia molta quanto alla prima apparenza, sanza niuno fallo a chi bene le medolle dentro ragguarderá, ottimamente a lui si confá.

Per che, comeché ad un fine l'una scrittura e l'altra non riguardasse, ma solo al modo del trattare, quello del poetico stilo dir si potrebbe che della sacra Scrittura dice Gregorio, cioè che essa in un medesimo sermone, narrando, apre il testo e il misterio a quello sottoposto; e cosí ad un'ora con l'uno li savi esercita e con l'altro li semplici riconforta, e ha in publico donde li pargoli nutrichi, e in occulto serva quello onde assai le menti dei sublimi intenditori con ammirazione tenga sospese.

<<O frate, issa vegg'io>>, diss'elli, <<il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual piu` a gradire oltre si mette, non vede piu` da l'uno a l'altro stilo>>; e, quasi contentato, si tacette.

E cosí come essi estimavano questa eccedere ciascuna altra cosa di nobilitá, cosí vollono che, di lungi da ogni plebeio o publico stilo di parlare, si trovassero parole degne di ragionare dinanzi alla divinitá, nelle quali le si porgessero sacrate lusinghe.

E giá era alquanto proceduto avanti, quando gli parve da mutare stilo: e il consiglio, che il mosse, fu manifestamente conoscere i liberali studi e' filosofici essere del tutto abbandonati da' prencipi e da' signori e dagli altri eccellenti uomini, li quali solevano onorare e rendere famosi i poeti e le loro opere: e però, veggendo quasi abbandonato Vergilio e gli altri, o essere nelle mani d'uomini plebei e di bassa condizione, estimò cosí al suo lavorío dovere addivenire, e per conseguente non seguirnegli quello per che alla fatica si sommettea.

«Tu se' lo mio maestro». Qui con reverirlo vuol muover Virgilio chiamandolo «maestro», «e 'l mio autore». In altra parte si legge «signore», e credo che stia altresí bene; percioché qui, umiliandosi, vuol pretendere il signore dovere ne' bisogni il suo servidore aiutare. «Tu se' solo colui da cui io tolsi», cioè presi, «il bello stilo», del trattato, e massimamente dello 'Nferno, «che m'ha fatto onore», cioè fará.

Li quali avendo veduti Dino, e maravigliatosi per lo bello e pulito stilo, per la profonditá del senso, il quale sotto la ornata corteccia delle parole gli pareva sentire, senza fallo quegli essere opera di Dante imaginò; e, dolendosi quella essere rimasa imperfetta, e dopo alcuna investigazione avendo trovato Dante in quel tempo essere appresso il marchese Moruello Malespina, non a lui, ma al marchese, e l'accidente e il desiderio suo scrisse, e mandògli i sette canti.

101 Indi giunse ad un'altra Tremisenne, che di Maumetto pur segue lo stilo. Poi volse agli altri Etiopi le penne, che contra questi son di l