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Aggiornato: 10 giugno 2025
Credevo che aspettaste qualche preda. Ma tardava. L’ombra del vostro capo s’allungava sul quadrante solare che non ha più il suo stilo. Pencolando un poco a destra e un poco a sinistra, pareva che segnasse un’ora di qua e un’ora di l
Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l’uno a l’altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette. Come li augei che vernan lungo ’l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo,
Oltre a questo, lo stilo comico è umile e rimesso, accioché alla materia sia conforme; quello che della presente opera dir non si può; percioché, quantunque in volgare scritto sia, nel quale pare che comunichino le femminette, egli è nondimeno ornato e leggiadro e sublime; delle quali cose nulla sente il volgar delle femmine.
«O de li altri poeti onore e lume, vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore che m’ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore. Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; aiutami da lei, famoso saggio, ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».
<<O de li altri poeti onore e lume vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore che m'ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore; tu se' solo colui da cu' io tolsi lo bello stilo che m'ha fatto onore. Vedi la bestia per cu' io mi volsi: aiutami da lei, famoso saggio, ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi>>.
<<La Grazia che mi da` ch'io mi confessi>>, comincia' io, <<da l'alto primipilo, faccia li miei concetti bene espressi>>. E seguitai: <<Come 'l verace stilo ne scrisse, padre, del tuo caro frate che mise teco Roma nel buon filo, fede e` sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi; e questa pare a me sua quiditate>>.
«O de li altri poeti onore e lume, vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore che m’ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore. Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; aiutami da lei, famoso saggio, ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».
<<O frate, issa vegg'io>>, diss'elli, <<il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual piu` a gradire oltre si mette, non vede piu` da l'uno a l'altro stilo>>; e, quasi contentato, si tacette.
Sono similmente a questo paone li piè sozzi e l'andatura queta: le quali cose ottimamente alla Comedia del nostro autore si confanno, percioché, sí come sopra i piedi pare che tutto il corpo si sostenga, cosí prima facie pare che sopra il modo del parlare ogni opera in iscrittura composta si sostenga: e il parlare volgare, nel quale e sopra il quale ogni giuntura della Comedia si sostiene, a rispetto dell'alto e maestrevole stilo letterale che usa ciascun altro poeta, è sozzo, comeché egli sia piú che gli altri belli agli odierni ingegni conforme.
Ma il nostro autore s'accostò piú allo stilo di Virgilio, come in ciascuna cosa fa, che a quello d'alcun altro; percioché, avendo sotto brevitá nel precedente canto mostrato quello che intende in tutto il libro suo di dire, lá dove dice: «E trarrotti di qui per luogo eterno», ecc.; qui fa la sua invocazione, dicendo: «O muse, o alto ingegno, or m'aiutate.
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