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Aggiornato: 19 maggio 2025
Fin da quando scrivevo le prime pagine di questo libro, solevo animarmi a proseguire pensando al piacere che avrei provato quando fossi giunto al villaggio di Broek. Ebbi dei giorni di scoraggiamento e di stanchezza, in cui avrei buttato sul fuoco tutti i miei scartafacci; ma da queste prostrazioni d'animo mi risollevò sempre quel pensiero. L'immagine di Broek era la mia stella polare. "Quanto, prima di arrivare a Broek?" mi domandavano in casa. E io rispondevo sospirando: "Ancora due mesi, venti giorni, una settimana." Eccomi finalmente al giorno tanto desiderato. Sono allegro e impaziente; vorrei potermi esprimere insieme alla penna col pennello e colla voce; ho mille cose da dire e non so da che verso rifarmi; e rido di me stesso come ne rider
Queste parole, presso a poco, mi parve di sentire dal cupo fondo della mia umiliazione. E non osai più aprir bocca. Vittor Hugo, poco dopo, cambiò di posto, le conversazioni parziali tornarono a confondersi in una sola: l'occasione era perduta. Ma mi consolai presto. Vittor Hugo ricominciò a parlare, ed io socchiudendo gli occhi e guardando in alto, per essere un po' solo con me stesso, cominciai a riandare tutte le belle emozioni di cui ero debitore a quell'uomo, accompagnando il mio pensiero al suono dolce e grave della sua voce; e pensavo alle letture di Notre Dâme fatte di nascosto dietro i banchi della scuola, alle tante volte che avevo baciato i volumi delle Contemplazioni sotto un capanno di gelsomini, nel giardino della mia casa paterna; ai versi suoi che solevo declamare sotto la tenda, di notte, in mezzo al silenzio degli accampamenti; al batticuore che avevo provato la prima volta che m'era caduto sotto gli occhi un suo informe ritratto in litografia; all'immensa distanza che sentivo tra lui e il mio desiderio di conoscerlo, nella piccola citt
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