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Aggiornato: 17 maggio 2025
Io no, che sempre sitibondo e roco, Dall'alto invoco un refrigerio al cor; Ma per mutar di vento, Raccolto appena il desiderio, sento Che torna in polve il desiderio ancor. Il morto passa in mezzo al rumor grande Della citt
Rubichea sconsolata: & paventosa de la cativa risposta fattagli si parte: & se incontra: in Nobile il quale sitibondo a longe in questo modo dice. No. Che buone nove habiamo: Rubichea? Ru. Male signor fin st'hora. No. come male? Ru. Questa altera: superba: ingrata e rea: A la qual prego human: non giova: o vale Più ch'io lodo: sua fronte semydea E ch'io gli scopro tua ferita: e il strale.
Tu bevi i venti del largo, in quell’incerta mattinale ora, che, ancor fasciata d’ombra, sale, carico il grembo di promesse ardenti. Non vedi ch’io mi fo sempre più smorta fra il sitibondo aulir di passïone delle mie rose; e ch’io ne fo corone per appenderle in voto alla tua porta. Tu canti sempre. Canti come ridi, come parli. Hai nel canto una ragione di vita.
Il pianto innondava ancora il bel volto della mia diletta a queste ultime parole... ed io vi assicuro Capitano che mi corse per istinto la mano sul ferro e divenni sitibondo del sangue della megera. Non so me mi trattenni. Ero furibondo, e avrei stritolato le ossa di quella schifosa creatura come una foglia d'autunno e noi feci, e fu bene, perché senz'essa avrei avuto immense difficolt
Veniamo adesso agli studî storici. Esiste un dubbio se un gran poeta, diciamo Vincenzo Monti, fu battezzato il 15 sera o il 16 mattina. Tizio, sitibondo di verit
E con questo pensier, mentre ad un fonte D i moscatella malvasia m'abbasso, I o tolsene, bevendo, in quella copia C h'un bove sitibondo d'acqua sorbe. T rinch trinch! con altro vaneggiar tedesco I ncomenciai balordo a proferire. «Ebrietas homines impetuosos facit». ARIST.
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