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1 Quantunque il simular sia le più volte ripreso, e dia di mala mente indici, si trova pur in molte cose e molte aver fatti evidenti benefici, e danni e biasmi e morti aver gi

36 Io che sforzar così mi veggio, voglio, per uscirgli di man, perder la vita; ma se pria non mi vendico, mi doglio più che di quanta ingiuria abbia patita. Fo pensier molti; e veggio al mio cordoglio che solo il simular può dare aita: fingo ch'io brami, non che non mi piaccia, che mi perdoni e sua nuora mi faccia.

Nei preparamenti d'ambo i lati un altro mese volgeasi: poscia con tutto il pondo dell'oste il re mosse a venticinque luglio . Le salmerie, le vittuaglie, i cavalli, indi le genti imbarcò; ultimo egli ascese la sua nave superbamente parata di porpora, che parea tenere in pugno le sorti del mondo; e con tutto ciò, schivato quel formidabil porto di Messina, fe' porre a quattro miglia ver mezzodì, alla badia di Santa Maria Roccamadore; nuovamente sperando trar lungi i cittadini alla pugna. Ma Alaimo affrenò l'intempestivo ardore, che s'era pur desto. Deluso dunque, attendavasi Carlo; e trucidar fea, dice Neocastro, i monaci della badia, che io nol credo, perchè taciuto dagli altri istorici, e dissonante dai consigli del re, che cominciarono con simular clemenza. Ben lasciò a marinai e soldati metter a guasto il paese, sperando che i Messinesi per salvar le facult

Ma in questa ora fatale Io medito un delitto; ed accarezzo Nefande idee di sangue; e s'io potessi Esser solo con lei, lontan da tutti, Non veduto, nell'ombra, io la vorrei Vigliaccamente uccidere!... Vorrei Vederla agonizzar fra le mie braccia; E guardarle negli occhi, annebbïati Dalla morte; e coll'ugne, gocciolanti Del sangue suo, vorrei scavarle io stesso La fossa; e seppellirla; e fra le genti Tornar ridendo; e pormi sulla faccia Una maschera; e il , che la sua salma Assassinata fosse discoverta, Vorrei mescermi al volgo impietosito; E simular le lagrime; e cantarne Le laudi: e a tutti asseverar, piangendo, Ch'io ne morrò d'angoscia!...

OTTAV. A te rispondo io forse? Tu, Nerone, i miei detti ultimi ascolta. Credimi, or giungo al fatal punto, in cui cessa il timor, il simular piú giova, ov'io pur mai fatto l'avessi... Io moro: e non mi uccide Seneca:... tu solo, tu mi uccidi, o Neron: benché non dato da te, il velen che mi consuma, è tuo. Ma il veleno a delitto io non t'ascrivo.