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Aggiornato: 22 giugno 2025


"Al legato danese che abbiamo atteso in Augusta un pezzo, ci siamo incontrati qui in Aquisgrana, però consegno a lui questo letterino per te. In questi due mesi io, Manfredo e il duca Francesco Sforza, che sempre si è degnato di stare con noi, abbiam percorsa la parte più bella della Germania. La stupenda vista di citt

LIDIO. Polinico, io son giovane; e la giovinezza è tutta sottoposta ad Amore. Le gravi cose si convengano a' piú maturi. Io non posso volere se non quello che Amor vuole: e mi sforza ad amare questa nobil donna piú che me stesso.

Allora egli si sforza di riafferrare, come tavola di salvezza, il sentimento religioso, e tenta di pregare nell'umile chiesetta di campagna dove fa celebrare, due mesi dopo la morte della moglie, un ufficio in suffragio dell'anima di lei; ma egli esce dalla chiesa più solo che mai, più scorato che mai.

LECCARDO. L'argento mi comanda. DON FLAMINIO. Togli quest'oro. LECCARDO. L'oro mi sforza. Oh come son belli e lampanti! par che buttino fuoco: fanno bel suono e bel vedere. DON FLAMINIO. Sai che ho degli altri, che posso sodisfare alla tua ingordigia; e tu potrai taglieggiarmi a tuo modo. LECCARDO. Vorrei tornarteli, ma non posso distaccarmegli dalle mani.

Succedette Federigo duca d'Austria; dal quale in poi, l'imperio non uscí piú di quella casa, prima o seconda. Tuttavia vi preteser cosí parecchi; il duca di Savoia, il duca d'Orléans e Francesco Sforza. L'Orléans assaliva dal Piemonte, prendeva Asti, e la serbava poi; i veneziani continuavan la guerra incominciata contra il Visconti e passavan l'Adda.

L'infelice successo di queste trattative portò vivissimo cordoglio nell'animo del duca Francesco Sforza, che tante avversit

È la natura di certi costumi d'Italia che ci sforza a farle, non giá una troppo alta importanza che noi vogliamo attribuire alle nostre fatiche letterarie. E a questo proposito, pensando al bel carattere morale del signor Ginguené, ci giova lasciar per ora da un canto la sua Storia letteraria, e cedere invece al bisogno che sentiamo di dare una lagrima alla memoria di questo illustre defunto.

Si getta sugli austriaci, sforza il passo dell'Adda a Lodi ed il 14 Maggio 1796 in mezzo ad una folla plaudente entrava in Milano. Napoleone si fermò qualche tempo a Milano e si occupò nel dare una forma provvisoria di governo alla Lombardia.

Nel 1449 fece con Venezia un trattato a cui lo Sforza accedé, ma per poco. Anzi, riprese l'armi, tagliò le vettovaglie a Milano; e il popolo si sollevò, e addí 26 gennaio 1450 gli aprí le porte e riconobbelo per duca.

Con questi giovani ardenti, instancabili, acutissimi, passava dunque il giovane Sforza il suo tempo, quando tornava dall'avere armeggiato.

Parola Del Giorno

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