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Aggiornato: 14 maggio 2025


Sotto la data del 2 marzo 1798 la cronaca cittadina riferiva la notizia della morte d’una delle più illustri dame di Palermo, una Principessa puro sangue, la quale al giuoco avea consumato non pure il suo, ma anche l’altrui, rovinando il marito, degno, invero, di ben altra sorte. L’unico suicidio del tempo avvenne per ragion di giuoco.

Il marchese d'Arco dal canto suo, il quale vedeva il suo giovane amico far la vita del gentiluomo, e non s'era curato mai di sapere quale somma il tutore gli avesse fissato pei minuti piaceri, era ben lontano dall'idea ch'egli si stesse rovinando a bagno maria. Egli poi non sospettava che Enrico si fosse rimesso a giuocare.

Spenti i capitani, non fu più modo alla fuga, non si scôrse più altro che un correre alla dirotta per la campagna, non s'intese che un gridare: «salva chi puòIn questa maniera rovinando pervennero dove Giordano Lancia, vinti i cavalieri della Regina, riordinava i soldati per condurli in sussidio dei suoi. «Ecco i nemicibianchi di paura gli gridavano i primi arrivati. «Quali nemici?» «I Guelfi, i Francesi, una schiera di demoni scatenati.» «Vengano, col nome di Dio; siamo qui per combatterli

La salute è la cosa più preziosa che vi sia al mondo, perchè indispensabile alla vita e la vita piace a tutti, compresi coloro, che fanno continue preci onde guadagnare il Paradiso, il quale non è, credesi, in questo mondo. Elisa cantava male, non aveva orecchio musicale, ma voleva canticchiare sempre, rovinando le orecchie del prossimo, in argomento più dilicato.

Collocata pressochè in cima di una montagna chiamata la Creia, gli alpigiani vi salgono per un interminabile sentiero fra boschi e prati, e ne scendono, anzi ne precipitano i carri del minerale per una stradaccia spaventosa, simile ai canaloni che i grossi massi incidono rovinando per l’erta e squarciando il terreno. Il luogo ha l’austera bellezza dei bei luoghi alpini.

Il Mostro si precipitò tra le fiamme, e di a poco, rovinando tutte le pareti del palazzo, rimase in piede una sola stanza dove Solino steso sopra un letto si dibatteva disperatamente contro il Mostro, che appuntellategli le ginocchia sul petto con atroce compiacenza lo strangolava.» ¹ ¹ Questa superstizione del Gran Diavolo si mantiene anche oggi in Sicilia. Vedi Inveges, Palermo Sacra. Tomo 2.

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