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Aggiornato: 1 maggio 2025


Il celebre convento di San Romualdo non fu soppresso che sotto il regno di Napoleone I. I suoi fabbricati in rovina si trovano presso la basilica, fra cespugli di felci e olivi. I monaci sono dispersi; uno solo fra essi erra ancora malinconico nella chiesa della quale è guardiano. La vecchia basilica rovina, insieme col campanile che le è al lato, e somiglia piuttosto a un faro che ad un campanile. La desolazione del vecchio monumento è infinita, e lo spettacolo della campagna deserta che lo circonda, d

Bravo! bravo! grida la plebe: ed i giudici stessi lodarono la sua forza che la sua destrezza. Romualdo si appoggia delle spalle allo steccato ed aspetta. Un araldo d'armi allora annunzia Pietro conte di Atenolfo, ed Astolfo figliuolo di Marino Capece di Napoli. Nel sorteggio erano dessi usciti dopo il milite.

Eccone la traduzione: «Ottone III, imperatore di Germania, re dei Romani, sottomettendosi alla regola severissima di san Romualdo per la remissione dei suoi peccati, venne scalzo dalla citt

Primo ad entrarvi fu il milite chiamato Romualdo. Un compagno di armi gli recò grosso ferro di cavallo ben compatto, ben chiuso, saldo, non forato. Romualdo andò dritto a presentarlo ai giudici, perchè minutamente l'osservassero, poi lo presentò al popolo, fitto e numeroso, che si addossava allo steccato, recandolo in giro. Egli aveva le maniche del ghiazzerino di bufalo rimboccate fino al gomito; portò il ferro sempre alzato in alto perchè di frode non si dubitasse. E come lo ebbero tutti veduto, Romualdo ritorna presso la bigoncia dei commissari, e lo lancia iteratamente in alto, facendo che netto risuonasse al suolo. Poi lo riprende, lo rileva novellamente sulla testa perchè tutti lo rivedessero intero, lo abbranca tra ambo le mani, ed in due secondi senza sforzo, senza alterare il colore del viso, come avesse rotta una ciambella, in due lo spezza, giusto nel mezzo, ed ai giudici presenta i due pezzi, con lo stesso garbo, con la stessa celerit

Questo S. Domenico fu un santo del secolo X, contemporaneo di S. Nilo e di S. Romualdo nato a Foligno nel 951, fu monaco benedettino a Montecassino sotto l'abate Aligero; fondò parecchi monasteri nella Sabina, e nel 1011 questo, aderendo alle preghiere del conte Pietro di Sora, di stirpe longobarda ed esistono tuttora i documenti di quella fondazione.

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