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non mi celar chi fosti anzi la morte, ma dilmi, e dimmi s’i’ vo bene al varco; e tue parole fier le nostre scorte». «Lombardo fui, e fu’ chiamato Marco; del mondo seppi, e quel valore amai al quale ha or ciascun disteso l’arco. Per montar dirittamente vai». Così rispuose, e soggiunse: «I’ ti prego che per me prieghi quando sarai».

ma per chiare parole e con preciso latin rispuose quello amor paterno, chiuso e parvente del suo proprio riso: <<La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, tutta e` dipinta nel cospetto etterno: necessita` pero` quindi non prende se non come dal viso in che si specchia nave che per torrente giu` discende.

La luce in che rideva il mio tesoro ch’io trovai , si prima corusca, quale a raggio di sole specchio d’oro; indi rispuose: «Coscïenza fusca o de la propria o de l’altrui vergogna pur sentir

Quella sonò come fosse un tamburo; e mastro Adamo li percosse il volto col braccio suo, che non parve men duro, dicendo a lui: «Ancor che mi sia tolto lo muover per le membra che son gravi, ho io il braccio a tal mestiere sciolto». Ond’ ei rispuose: «Quando tu andavi al fuoco, non l’avei tu così presto; ma e più l’avei quando coniavi».

Di sopra fiammeggiava il bello arnese piu` chiaro assai che luna per sereno di mezza notte nel suo mezzo mese. Io mi rivolsi d'ammirazion pieno al buon Virgilio, ed esso mi rispuose con vista carca di stupor non meno. Indi rendei l'aspetto a l'alte cose che si movieno incontr'a noi si` tardi, che foran vinte da novelle spose.

Lo duca mio gli s'accostò a lato Domandollo onde fosse, e quei rispuose: Io fui del regno di Navarra nato

«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò ’l duca mio a l’un di loro, «e che fai d’esse talvolta tanaglie, dinne s’alcun Latino è tra costoro che son quinc’ entro, se l’unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro». «Latin siam noi, che tu vedi guasti qui ambedue», rispuose l’un piangendo; «ma tu chi se’ che di noi dimandasti?».

cosi` mi parve da luce rifratta quivi dinanzi a me esser percosso; per che a fuggir la mia vista fu ratta. <<Che e` quel, dolce padre, a che non posso schermar lo viso tanto che mi vaglia>>, diss'io, <<e pare inver' noi esser mosso?>>. <<Non ti maravigliar s'ancor t'abbaglia la famiglia del cielo>>, a me rispuose: <<messo e` che viene ad invitar ch'om saglia.

<<O Rubicante, fa che tu li metti li unghioni a dosso, si` che tu lo scuoi!>>, gridavan tutti insieme i maladetti. E io: <<Maestro mio, fa, se tu puoi, che tu sappi chi e` lo sciagurato venuto a man de li avversari suoi>>. Lo duca mio li s'accosto` allato; domandollo ond'ei fosse, e quei rispuose: <<I' fui del regno di Navarra nato.

«Io ti seguiterò quanto mi lece», rispuose; «e se veder fummo non lascia, l’udir ci terr