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Aggiornato: 26 maggio 2025


«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò ’l duca mio a l’un di loro, «e che fai d’esse talvolta tanaglie, dinne s’alcun Latino è tra costoro che son quinc’ entro, se l’unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro». «Latin siam noi, che tu vedi guasti qui ambedue», rispuose l’un piangendo; «ma tu chi se’ che di noi dimandasti?».

Ora t'ho contiato della vitoperosa vita loro, e quanto miseramente vivono, e quanta pena e confusione hanno nella morte, e quanto crudelmente, piú che gli altri, sonno cruciati doppo la morte. Ora t'ho atenuto quel ch'Io ti promissi, cioè di narrarti della vita loro alcuna cosa; e hotti satisfacto di quel che mi dimandasti, volendo tu che Io t'actenesse quel che promesso t'aveva.

E ho satisfacto al desiderio tuo in quello che tu mi dimandasti, perché Io non so' spregiatore del desiderio de' servi miei.

<<O tu che con le dita ti dismaglie>>, comincio` 'l duca mio a l'un di loro, <<e che fai d'esse talvolta tanaglie, dinne s'alcun Latino e` tra costoro che son quinc'entro, se l'unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro>>. <<Latin siam noi, che tu vedi si` guasti qui ambedue>>, rispuose l'un piangendo; <<ma tu chi se' che di noi dimandasti?>>.

Repetizione in somma de le predecte cose, con una agiunta sopra la reprensione del proximo. Ora t'ho decto, carissima figliuola, satisfacendo al desiderio tuo e dichiaratati di quello che mi dimandasti, cioè in che modo tu debbi riprendere il proximo tuo, acciò che tu non sia ingannata dal dimonio dal tuo basso vedere.

L'una per te, a la quale Io ho satisfacto, alluminandoti della mia veritá, mostrandoti in che modo tu cognosca questa veritá, la quale desideravi di cognoscere; cioè che col cognoscimento di te e di me, col lume della fede, ti spianai in che modo tu venivi a cognoscimento della veritá. La seconda, che tu dimandasti, fu che Io facessi misericordia al mondo.

«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò ’l duca mio a l’un di loro, «e che fai d’esse talvolta tanaglie, dinne s’alcun Latino è tra costoro che son quinc’ entro, se l’unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro». «Latin siam noi, che tu vedi guasti qui ambedue», rispuose l’un piangendo; «ma tu chi se’ che di noi dimandasti?».

<<O tu che con le dita ti dismaglie>>, comincio` 'l duca mio a l'un di loro, <<e che fai d'esse talvolta tanaglie, dinne s'alcun Latino e` tra costoro che son quinc'entro, se l'unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro>>. <<Latin siam noi, che tu vedi si` guasti qui ambedue>>, rispuose l'un piangendo; <<ma tu chi se' che di noi dimandasti?>>.

Della quale perseveranzia Io ti dixi di sopra, quando tu mi dimandasti del modo che dovessero tenere questi andatori a escire del fiume e che Io ti spianasse meglio e' tre scaloni; e Io ti dixi che senza la perseveranzia neuno poteva giognere al termine suo. Due termini sonno, e ogniuno richiede perseveranzia: cioè il vizio e la virtú.

Ora ti dichiararò di quello che tu mi dimandasti sopra el segno che Io ti dixi che Io davo ne l'anima a cognoscere la visitazione che riceve l'anima o per visioni o altre consolazioni che le paia ricevere. E dissiti el segno per lo quale ella si potesse cognoscere quando fusse da me o no.

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