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Aggiornato: 14 maggio 2025


Ahimè, che piaghe vidi ne’ lor membri, ricenti e vecchie, da le fiamme incese! Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri. A le lor grida il mio dottor s’attese; volse ’l viso ver’ me, e «Or aspetta», disse, «a costor si vuole esser cortese. E se non fosse il foco che saetta la natura del loco, i’ dicerei che meglio stesse a te che a lor la fretta».

Egli dei colpi lor sempre si ride: s'adiran essi, che non hanno effetto. Chi mai d'alto cader l'argento vide, che gli alchimisti hanno mercurio detto, e sparger e raccor tutti i suo' membri, sentendo di costui, se ne rimembri. 71 Se gli spiccano il capo, Orrilo scende, cessa brancolar fin che lo truovi; ed or pel crine ed or pel naso il prende, lo salda al collo, e non so con che chiovi.

Dopo aver'cantato, le Muse risalgono all'Olimpo e ne ricevono le lodi di Giove, ma per tornar sollecite presso Pindaro, a que' luoghi che un gentile ricordo rende cari, .... chè ameno Oltre ogni loco a rivedersi è quello Che un gentil fatto ti rimembri.

Venian ver noi, e ciascuna gridava: <<Sostati tu ch'a l'abito ne sembri esser alcun di nostra terra prava>>. Ahime`, che piaghe vidi ne' lor membri ricenti e vecchie, da le fiamme incese! Ancor men duol pur ch'i' me ne rimembri. A le lor grida il mio dottor s'attese; volse 'l viso ver me, e: <<Or aspetta>>, disse <<a costor si vuole esser cortese.

"Io son una ricorda l'ora del Sogno. Io son quella che i casti giorni dipinse e suggerì le rime preludiando all'amor. Se ti rimembri, molto ti piacqui in sul fiorir degli anni, allor che mi traevi ramingando per vie solinghe a ricamar la trama de' reconditi boschi o di solinga tomba a baciar le squallide viole.

Nello abisso della miseria ove ci getta la tua perfidia io contemplo il tuo fine, e parmi sedere sopra un trono di gloria... Ahimè! fuggono le parole alle labbra... padre, è salva Yole?» «Salva» «Menti, è prigione.» «Egli ha detto prigione... A chi affidasti la diletta?» «Non lo rimembri? Al Procida.» «Allora morditi la lingua... serpente, ella è salva; Padre, ti lascio...» «Oh figliuol mio

Ahimè, che piaghe vidi ne’ lor membri, ricenti e vecchie, da le fiamme incese! Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri. A le lor grida il mio dottor s’attese; volse ’l viso ver’ me, e «Or aspetta», disse, «a costor si vuole esser cortese. E se non fosse il foco che saetta la natura del loco, i’ dicerei che meglio stesse a te che a lor la fretta».

Venian ver noi, e ciascuna gridava: <<Sostati tu ch'a l'abito ne sembri esser alcun di nostra terra prava>>. Ahime`, che piaghe vidi ne' lor membri ricenti e vecchie, da le fiamme incese! Ancor men duol pur ch'i' me ne rimembri. A le lor grida il mio dottor s'attese; volse 'l viso ver me, e: <<Or aspetta>>, disse <<a costor si vuole esser cortese.

anima mia, mentre in mortale oggetto scorgi ch'eterno è quel che dentro avampa, allarga il seno al sempiterno zelo: e vi rimembri che chiara lampa, soave tenor, spirto chiaro, sono a voi scala da salire al cielo. Dello stesso Amore ad ora ad or battendo l'ale dal grave incarco leva il mio pensero, e nel conduce per erto sentero a gir in parte, ove uom per non sale.

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