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Aggiornato: 21 maggio 2025
Talvolta penso che ho torto di lamentarmi non ho avuto io la mia giornata? sia pure un'ora sola nella vita, che importa se almeno in quest'ora si ha vissuto? Quanti più sventurati di me non bevettero mai alla coppa della felicit
Lo so bene che non capisci nulla. Se tu li avessi capiti, non ci saremmo annoiati l'uno dell'altro in soli otto giorni... ti ricordi, a Parigi. Oppure a quest'ora io sarei gi
«Io non so bene,» continuò a dire, «ma quel messere che venne qui con voi l'altro dì, ha qualche cosa di somigliante all'uomo che venne qui ieri.» «E quando venne qui?» «Intorno a quest'ora.» «Parlò a lungo con te?» «No.» «L'hai tu ben guardato in volto tanto da ricordartene precisamente com'era fatto?» «No, a dir vero.» «Che fosse quel medesimo che venne con me qui?»
O Luna, o bella Luna, non calare! Se in quest'ora è la vita ed ora è notte, non più risplenda il dì, non più l'avare luci s'accendano e l'Erebo inghiotte il fuggente Titano invidioso; e se manchiam nel sogno radioso, così, non fu gi
Alzò il capo: e s'accorse che il lume veniva dalle finestre della camera d'Enrica. Scorse un'ombra, poi un'altr'ombra di donna disegnarsi sugli arbusti illuminati. Enrica e Cristina vegliavano. Come mai, pensò il duca, a quest'ora ella, tanto sofferente, non si è coricata? Il duca ebbe l'idea di salire da sua figlia. Ma a un tratto le imposte delle finestre della camera furono chiuse.
Si parlava con molto elogio del Sindaco Bellinzaghi. Un vecchietto, che aveva l'aria di un maestro di scuola o di un bidello, diceva: «è giusto che ad uomini di tal fatta il governo renda giustizia ed onore. Credo bene che a quest'ora l'illustre Sindaco sar
A letto! a quest'ora? E il governo non dir
Un'altra soffocazione l'arrestò, nel punto in cui la sua voce diveniva così straziante che mi dava l'impressione fisica d'un dilaceramento delle fibre più segrete. Io mi lasciai cadere su una sedia, accanto al tavolo; e mi presi la testa fra le palme, aspettando ch'ella seguitasse. Dovevo morire, prima di giungere a quest'ora. Da tanto tempo dovevo morire!
TRINCA. Io non vo' amici carissimi, ma di buon prezzo, ché ho pochi dinari. Che sei venuto a far a quest'ora? GULONE. E tu non sai l'usanza mia? TRINCA. Non mi ricordo. GULONE. M'è venuta una disgrazia, la maggior che mi possa venire. TRINCA. Dimmela, se non è cosa di stato. GULONE. Mi muoio della maladetta fame: io son venuto a sguazzare col tuo padrone.
Io sarei d'avviso che ci imbarcassimo bravamente in una volante, e ci facessimo condurre a Milano, senza preoccuparci dei nostri bagagli, i quali, c'è da scommetterlo, a quest'ora devono aver gi
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