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Allorchè Montoni e Quesnel ebbero raggiunte le signore, passeggiarono tutti insieme nei giardini, la cui elegante distribuzione contribuì molto a distrarre Emilia.

«Io scrivo al signor Quesnelle disse egli, allorchè la vide entrare, «in risposta ad una lettera che ho ricevuto ultimamente. Desiderava parlarvi sopra un articolo di questa lettera. Anch'io desiderava intertenermi con voi di tal soggettorispose Emilia.

Verso sera, le signore andarono a prendere il fresco nella carrozza della Quesnel sulle rive della Brenta. La situazione d'Emilia formava un contrasto malinconico coll'allegria delle brillanti societ

Qualche tempo dopo il suo arrivo nel monastero, Emilia ricevè una lettera dello zio Quesnel in risposta alla sua, e alle domande su' suoi beni, che egli aveva preteso amministrare nella di lei assenza. Erasi specialmente informata sull'affitto del castello della valle, che desiderava abitare, se le sue sostanze glie lo permettevano.

Mille se v'aggradadisse Montoni sdegnosamente. Qual era il tema della vostra lettera al signor Quesnel? Eh! qual poteva mai essere? L'offerta onorifica del conte Morano. Allora, signore, noi ci siamo ingannati stranamente entrambi. Noi ci siamo spiegati male, suppongo, nel colloquio precedente alla lettera. Devo rendervi giustizia; siete molto ingegnosa nel far nascere un malinteso

Non rispondeva nulla alle di lei domande sulla sorte della povera Teresa, la vecchia serva del padre suo. In un poscritto, Quesnel, parlando di Motteville, nelle cui mani Sant'Aubert aveva posto la maggior parte del suo patrimonio, le annunziava che i di lui affari stavano per accomodarsi, e ch'essa ne ritirerebbe più di quel che avrebbe potuto aspettarsi.

Il loro progetto era di visitar alcuni vecchi pensionati di Sant'Aubert. Una rendita modica gli permetteva simile aggravio, mentr'è probabile che Quesnel con tutti i suoi tesori non avrebbe potuto sopportarlo.

Nonpertanto ringraziò il cielo del benefizio inaspettato, e scrisse a Quesnel che sarebbe stata a Tolosa pel tempo indicato. Quando Villefort andò al convento in compagnia di Bianca per far leggere ad Emilia il consulto dell'avvocato, fu istruito delle informazioni di Quesnel, e ne felicitò sinceramente la fanciulla.

Per qualche momento, Emilia restò muta e fredda; quindi procurò disingannarlo a proposito del poscritto da lei aggiunto alla lettera di Montoni; Quesnel parve avere ragioni particolari di non crederle, e per assai tempo persistè ad accusarla di capriccio.

Spiegò il motivo dello sbaglio, e dichiarò che non aveva inteso consultar Montoni se non per l'affitto della valle, concludendo, e supplicandolo di scrivere sul momento a Quesnel onde riparare a siffatto errore.