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Aggiornato: 4 maggio 2025


Fortunata ape! esclama egli.-Tu tocchi la coda di quel bell'occhio tremante; tu ti accosti al lembo di quell'orecchio; tu vi susurri dolcemente, come se bisbigliassi un segreto d'amore; e, mentre ch'ella agita la leggiadra sua mano, tu voli a sugger miele da que' labbri che contengono il tesoro d'ogni diletto.

Don Pietro gli fe' cenno di non affaticarsi; e intanto si curvò lui, si curvò tanto, che il suo orecchio venne a toccar quasi le labbra di Gino. Grazie! mormorò a quell'orecchio il ferito. Mio caro signor Gino! disse il vecchio prete, rattenendo a stento le lagrime. Mio valoroso amico! Vi porto i saluti di Aminta.

Più tranquillo da quel lato, Maurizio ripigliò la via del paese. Sulla piazza gli venne veduto il Pinaia, che stava seduto a prendere il fresco sull'uscio della sua bottega. Mentre il fornaio si alzava a mezzo, per fargli di berretto, un'idea passò veloce per la testa a Maurizio. , certo, bisognava associarsi alle buone opere della contessa Gisella. Chiamò il fornaio e lo condusse in disparte, entrandogli subito del caso di quella povera gente. Ah, , povera gente! rispondeva il Pinaia, che da quell'orecchio era un po' duro. Gli erano debitori d'un semestre, e maturato da un pezzo; ancora un po' che aspettasse, gli sarebbero stati debitori di tutta l'annata, cinquecento lire, a non contare l'interesse della moneta. E non c'era verso di spillar loro un centesimo. Ma quella povera mucca morta! ribatteva Maurizio; l'altra col latte guasto, che non si poteva farne nulla; e la moglie ammalata! Tutte scuse, tutti pretesti. La mucca era morta da cinque giorni, se mai, e il semestre lo dovevano da due mesi. L'altra mucca aveva il latte guasto, ma si aspettava un vitello. Quanto alla moglie ammalata, vecchia storia! Gi

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