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Aggiornato: 3 maggio 2025


E la substanzia sua temporale pone in utilitá ed in sovenimento del corpo del proximo suo. Questo fa el lume della discrezione che esce della caritá. E di questo v'amuní sancto Pavolo quando disse che la caritá si debba prima muovere da ; altrimenti non sarebbe utilitá altrui d'utilitá perfecta.

Perché la vita loro finí nella caritá del proximo, non l'hanno lassata; anco con essa passarono per la porta de l'unigenito mio Figliuolo per lo modo che Io di sotto ti contiarò. che vedi che con quello legame de l'amore in che finí la vita loro, con quello permangono; e dura sempre etternalmente.

Non facendo bene, séguita che fa male; facendo male, verso cui el fa e dimostra? verso se medesimo in prima e del proximo; non verso di me, ché a me non può fare danno se none in quanto Io reputo facto a me quello che fa ad altrui. Fa danno a di colpa, la qual colpa el priva della grazia; peggio non si può fare.

Ché se uno solo peccato facesse per campare tucto il mondo de lo 'nferno, o per adoperare una grande virtú, non sarebbe caritá ordinata con discrezione: anco sarebbe indiscreta, perché licito non è di fare una grande virtú e utilitá al proximo con colpa di peccato.

Non che esca fuore della casa del cognoscimento di , ma escono della casa de l'anima le virtú concepute per affecto d'amore, e parturiscele, al tempo del bisogno del proximo suo, in molti e diversi modi; perché 'l timore è perduto, el quale teneva, che non manifestava per timore di non perdere le proprie consolazioni, come di sopra ti dixi.

Questo è il glorioso fructo che die' la lagrima gionta nella caritá del proximo suo, mangiando con lo svenato e immaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo, con crociato e ansietato desiderio e con pena intollerabile de l'offesa di me, Creatore suo: non pena afliggitiva, ché l'amore con la vera pazienzia ucise ogni timore e amore proprio che pena; ma pena consolativa, solo de l'offesa mia e danno del proximo, fondata in caritá, la quale pena ingrassa l'anima.

Posti vi so' dalla mia Veritá, a tucti generalmente, i comandamenti della legge. El principale si è d'amare me sopra ogni cosa e 'l proximo come voi medesimi; e sonno legati questi insieme con gli altri, che non si può observare l'uno che tucti non si observino, lassarne uno che tucti non si lassino.

El lume della discrezione, la quale esce della caritá, come decto t'ho, al proximo amore ordinato, cioè con ordinata caritá che non fa danno di colpa a per fare utilitá al proximo.

Cosí questi cotali rendono ingiustizia a loro e a me, e anco al proximo loro, ingiustamente rivendendo le carni de' subditi loro e di qualunque altra persona a mano lo' viene. Come per questi e per altri defecti si cade nel falso giudicio. E de la indignitá ne la quale perciò si viene. E per questo e altri difecti caggiono nel falso giudicio, come di sotto ti distendarò.

O stolti e macti, non tardate piú a escire del loto delle inmondizie, che pare che faciate come il porco che s'involle nel loto, cosí voi nel loto della carnalitá. Lassate le ingiustizie, omicidii, odio e rancore, le detrazioni, mormorazioni, giudici e crudeltá, e' quali usate verso il proximo vostro, furti e tradimenti, col disordenato piacere e dilecti del mondo.

Parola Del Giorno

all'albino

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