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Aggiornato: 7 giugno 2025


cosi` la donna mia stava eretta e attenta, rivolta inver' la plaga sotto la quale il sol mostra men fretta: si` che, veggendola io sospesa e vaga, fecimi qual e` quei che disiando altro vorria, e sperando s'appaga. Ma poco fu tra uno e altro quando, del mio attender, dico, e del vedere lo ciel venir piu` e piu` rischiarando;

Poi.... s’addormì. L’assorta Dolce pupilla al bacio tuo chiudea, Piccola fata smorta. Ove fuggiva?... In qual plaga profonda, In qual lembo di ciel si nascondea La tua boema innamorata e bionda?... .... Prega

E tu di baciarmi tentasti; Ma sopra la squallida plaga Le nubi d’un rosso di labbro e di piaga S’avvolsero in nembi nefasti: Parea che un divieto solenne Partisse dai campi infecondi, Da l’algida angoscia dei cieli e dei mondi.... E il bacio, il tuo bacio, ah!...

Ecco le donne alternando preci e ragionamenti giungono all'alba del giorno supremo. Dalla plaga di oriente un chiarore roseo e diafano prometteva ai Romani una mattinata dorata e azzurra; unico vanto, e forse ultima sciagura rimasta alla nostra terra senza fine sconsolata.

così la donna mïa stava eretta e attenta, rivolta inver’ la plaga sotto la quale il sol mostra men fretta: che, veggendola io sospesa e vaga, fecimi qual è quei che disïando altro vorria, e sperando s’appaga. Ma poco fu tra uno e altro quando, del mio attender, dico, e del vedere lo ciel venir più e più rischiarando;

Era un mattino di maggio. Il cielo sereno come suole nella poetica plaga dello Stretto veniva tagliato nel suo lontano orizzonte dalle vette degli Apennini di Calabria, ed il sole gi

Egli viveva in una villa di quella incantevole Riviera di Levante, di cui sono nel libro parecchi tentativi di descrizione. Gli venne l'estro dallo spettacolo del mare, dalle luci stupende, dalla gioia della natura che è, per tutta quella plaga, così ricca e possente?

La gran plaga vermiglia dall’orizzonte saliva lentamente verso lo zenit, tendeva ad occupare tutta la cupola del cielo. Un vapore di metallo in fusione pareva ondeggiare su i tetti delle case; e nel chiarore discendente dal crepuscolo raggi gialli e violetti si mescolavano con un tremolío d’iridescenza. Una lunga striscia più luminosa fuggiva verso una strada sboccante su l’argine del fiume; e s’intravedeva al fondo il fiammeggiamento delle acque tra i fusti lunghi e smilzi dei pioppetti; poi un lembo di campagna asiatica, dove le vecchie torri saracene si levavano confusamente come isolotti di pietra fra le caligini. Le emanazioni affocanti del fieno mietuto si spandevano nell’aria; era a tratti come un odore di bachi putrefatti tra la frasca. Stuoli di rondini attraversavano lo spazio con molto schiamazzo di stridi, trafficando dai greti del fiume alle gronde. Nella moltitudine il mormorío era interrotto da silenzi di aspettazione. Il nome di Pallura circolava per le bocche; impazienze irose scoppiavano qua e l

Garibaldi non se ne dava apparente pensiero, e tranquillo come un eroe d'Ossian passava quasi intiera la giornata sul belvedere della robusta torre di palazzo Piombino, dove tacito e con insistenza da metter pena fissava verso Roma la meravigliosa cupola di Michelangelo per torcer poi gli sguardi leonini in giro sul classico Tivoli e sulla plaga ondulata fra il Tevere e l'Aniene.

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