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Mi pare di vederti, ritto e duro come un piuolo, poco lontano dal palchetto, senza voler mai piegare d'un punto a destra o a manca, in quella che tutti, intorno a te, davano le spalle alla scena, e gli amici non rifinivano dal dirti: ma guarda Aloise, che viso stupendo! guarda che occhi splendidi, e che spalle meravigliose!

La mamma prese il più grandicello per un braccio, e tirandolo via di disse loro con accento proverbiante: Oh! volete levarvi dai piedi della gente, scioccherelli? Li lasci, li lasci, madama, la prego... Ma no, ma no... Venga avanti, signor Marone... La favorisca, s'accomodi... Antonio, porgi una sedia al signor Marone... che benedetto uomo! Tu stai interito come un piuolo.

Tre vocaboli sono adoperati in ebraico per designare le insegne militari, cioè déghel, oth e ness. È impossibile determinare con certezza la differenza degli oggetti indicati con tali nomi. Molti interpreti però credono che il vocabolo ness si adoperasse per designare un piuolo o pertica alla cui sommit

Non c'era più dubbio; quell'uomo stava a piuolo per lei, asolava per lei. E allora la signora Marianna, sebbene facendosi rossa come una brace, incominciò a sbirciarlo da lontano. Egli era decentemente vestito, a guisa d'un vecchio capitano in ritiro.

Questi pescatori erano stati rallegrati prima della mia partenza da una pesca eccezionale: essi stavano con altra gente sulla riva, quando i loro sguardi furono attirati da un oggetto che si alzava di tanto in tanto sulla superficie delle acque e che pareva attaccato ad una corda, fissa a sua volta ad un piuolo.

Ben s'era imaginato che andassero nella casa della signora Teresa, e ne sentiva dispetto, anzi rabbia, dolore; voleva persuadersi che la era una sua fantasia; ma una voce interiore gli suggeriva che ci doveva essere qualche mistero, che ci covava alcun chè di sinistro: ristette immobile come un piuolo, e le sue pupille non si distolsero più da quella porta e da quella carrozza.

Mentre io stavo mulinando la maniera di entrare come famiglio in casa vostra, ecco la fortuna che volle favorirmi con istrano accidente. Andando per piazza di Spagna sento dietro di me un rovinìo, uno schiamazzo di voci, che gridavano: «alla vita, bada alla vitaMi volto, e vedo una carrozza trasportata a furia da cavalli che avevano preso il morso co' denti. Il cocchiere, balestrato giù dal sedile, aveva percosso il capo sopra un piuolo, e giaceva col cranio aperto da un lato della strada; chi fuggiva, chi si affacciava alle finestre, chi su lo sporto delle botteghe, senza dare aiuto e senza neppure pensare a darlo; stupidi e spietati, per vedere soltanto come si sarebbero rotto il collo bestie e cristiani, e poi cavarne i numeri per giuocarseli al lotto ... Umana razza! Io mi gittai al morso di un cavallo; e quantunque per buono spazio seco mi strascinasse a furia, pure giunsi a fermarlo. Allora mise fuori dello sportello la faccia tranquilla e mansueta un barone di et

Bonaventura Gallegos, quel vecchio Spagnuolo, gesuita sfratato, che sta nel palazzo Vivaldi. Ah! il capo dei neri! Lo avrei dovuto indovinare; disse il Giuliani, scambiando un'occhiata coll'amico Marcello. Questi, come il dio Termine, anzi come la immagine della giustizia inflessibile, stava presso al reo, ritto come un piuolo, colle braccia incrociate sul petto.