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Aggiornato: 6 maggio 2025


Inutile fuggire: mi teneva dietro sorridendo, mentre io fuggiva con ribrezzo. Quel sorriso! Mi velavo gli occhi: e lo vedevo ancora, tra i brividi. Sull'alba risalii quella scala, picchiai di nuovo a quell'uscio. Ricomparve la ragazza bionda col lume. Tua madre? L'aspettata irruppe, pallida come la morte. Io le afferrai un braccio. Sospeso tra la morte e la vita gridai: Ebbene?

Grazie! Buona notte! mi affrettai a soggiungere. Non ebbi risposta. Picchiai tre volte; non ebbi risposta. E passai la nottata in lieti fantasticamenti, facendo molte supposizioni per spiegarmi quell'atto così imprevedibile della mia bella bruna potevo gi

Picchiai con le nocche delle dita, discretamente. « Chi è? « Sono io.... vorrei pregarvi.... « Che dite? Non capisco.... «Un poco più forte, ma non troppo, per paura che qualche vicino udisse, ripresi: « Siete a letto? « Non si sente!... Aspettate. «Dopo qualche momento udii risonare la voce più da presso, quasi dietro l'uscio. « Che cosa volete? « Sentite, vorrei darvi una preghiera. « Dite su!

È quel palazzino bianco, isolato, sulla collina a diritta con molte adiacenze e varie cataste di legna intorno. Vi ringrazio. Presi la strada indicata sulla salita, e giunto all'uscio picchiai. Un ragazzotto mi aperse la porta. È in casa il signor Nicola Bruni? Che cosa dice? Se il signor Nicola Bruni è in casa?

Passai per la stanza dove la sera innanzi avevo ricevuto dalla bocca di mia madre la rivelazione improvvisa. Riudii l'orologio a pendolo che aveva segnata l'ora; e, non so perché, quel tic tac sempre eguale aumentò la mia ambascia. Non so perché, mi parve di sentir rispondere alla mia l'ambascia di Giuliana, a traverso lo spazio che ancora ci divideva, con un'accelerazione di palpiti concorde. Camminai diretto, senza più soffermarmi, senza evitare lo strepito dei passi. Non picchiai all'uscio ma d'un tratto l'apersi; entrai. Giuliana era l

Con siffatte riflessioni capitai all'osteria. Bruciavo dal desiderio di risapere gli eventi, di consolare le fauci riarse con un bicchier di vino e lo stomaco vuoto con qualche vivanda. Quivi, pensai, piglierò in un favo il maggiore e Mingon a cena. Entrai, chiamai, picchiai e corsi la casa di dentro e di fuori. Deserto! ospiti, oste, creatura viva. Bene, dissi, l'oste se ne sar

Ma dove ottenere più precise notizie, dove potermi congratulare con quel poveretto, dove poterlo riabbracciare? Corsi all'ex monastero di Santa Patrizia, infilai daccapo quel lungo e oscuro corridoio che m'aveva guidato alla cella di Totò e con una indescrivibile emozione picchiai al numero 40.

Picchiai alla porta, mi aprì il padron di casa, gli porsi la lettera, lesse, mi diede uno sguardo scrutatore e mi fece entrare. Segue così quasi sempre. Gli Olandesi, di primo abbordo, son diffidenti. Noi, al primo venuto che ci porta una lettera di raccomandazione, apriamo le braccia come se fosse il nostro più intimo amico; e spesso poi non facciamo per lui il bellissimo nulla. Gli Olandesi, invece, accolgono freddamente, qualche volta anzi in un modo che fa rimaner quasi mortificati; ma poi vi prestano mille servigi, colla migliore volont

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