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Ma l'invidia di un prete delle vicinanze di Vicovaro (Varia), scacciò il patriarca da Subiaco; Pelagio tentò un giorno di mandare all'aria quei chiostri col lascivo allettamento di belle ragazze, che ebbe l'impudenza di mandare nelle celle dei monaci; allora Benedetto abbandonò il luogo profanato, dove aveva per molti anni meditato e studiato colla compagnia di tre giovani corvi da lui allevati, e si diresse a Montecassino, dove l'anno 529 fondò il famosissimo chiostro. Ma in Subiaco qualche cosa di lui era rimasto; egli stesso vi aveva lasciato Onorato come suo successore, in qualit

Non è nostro scopo esporre la storia della Chiesa romana, però lasciamo dormire in pace quattro Pontefici che non fecero dire bene male: non favelleremo di Origene peregrino intelletto ma balzano da tre, di Pelagio predicatore del libero arbitrio contro la necessit

Dopo la morte dell'abate, nell'anno 1276, il monaco Pelagio, raccolti armati per costituirsi signore temporale del luogo, assalì il chiostro, scacciò i monaci, e dopo aver saccheggiato il tesoro, ritornò a Cervara, luogo selvaggio, rupestre, sopra Subiaco, dove si tenne armato per quattro anni, aspettando che l'abbazia rimanesse indifesa e senza capo.

Pelagio I considerando come argomenti spirituali non bastassero a sottomettergli i vescovi avversari s'industriò adoperarci il terrore delle armi; e sembra persuadesse Narsete a sovvenirlo; ma scomunicato dai vescovi si rimase attendendo a raccogliere le sostanze della chiesa streme e disperse nel perpetuo disegno di primeggiare sopra i suoi uguali. Pelagio II rifatto di forze torna ad insistere nel concetto di primazìa, ma poichè i vescovi di occidente riparansi sotto la tutela dei Longobardi, egli disperato di venirne a capo con le proprie facult

Col vi secolo dell'èra nostra cominciano, con alcune lacune, nelle cronache medioevali i racconti delle inondazioni. Una delle più terribili avvenne nel novembre 589, sotto Pelagio II, e fu seguita dalla peste. Gregorio da Tours l'ha descritta: in seguito ad essa caddero dalle fondamenta gli antichi granai dell'Aventino e molti edificii del Campo Marzio.

Intanto se il vescovo di Roma si arrabattava a prevalere sopra i suoi uguali manco il vescovo di Costantinopoli rimaneva con le mani alla cintola, e in certo Concilio radunato per giudicare di un vescovo di punto in bianco si piglia il titolo di Universale. Questi fu Giovanni digiunatore. Se Pelagio saltasse su i mazzi non è da dire; vomitò ingiurie a bocca di barile, e per ultimo in nome di san Pietro buttò all'aria tutti gli atti del Concilio. Troppo più fiero di lui Gregorio magno, però, che stemperati in ogni mala cosa, nella violenza delle parole turpi, i Pontefici non conoscano confine: vale il pregio considerare quello, che Papa Gregorio magno non aborrisse proferire contro questo patriarca usurpatore del titolo di Universale: «tu stai di casa vicino al diavolo, e quanto presumi è scelleraggine espressa; tu proprio ammannisci la ruina del sacerdozio il quale venne istituito da Dio per dare l'esempio della umilt