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Aggiornato: 18 maggio 2025


Il convento possiede una piccola biblioteca e vi sono dei frati che si dedicano a studi severi, ma in generale lo studio non è troppo coltivato in quel deserto. Me ne persuasi conversando col bibliotecario mentre passeggiavamo insieme nel grande cortile, e vedendo che le mie domande ponevano nell'imbarazzo quel bravo uomo stimai conveniente di non seguitare quel discorso. Mi congedai da lui e mi sedetti in uno dei cortili osservando le figure dei monaci che passeggiavano. Essi apparivano veramente maestosi nelle loro tonache bianche come la neve. Mi sorprese il vedere che non portavano barba, capelli poichè ogni mese si fanno radere due volte anche la testa lasciando solo una corona di capelli. Soltanto i laici portano una lunga barba come i frati cappuccini. Vi sono molti gradi fra i monaci, simili a quelli dei mistici seguaci di Pitagora. Non vidi i frati più elevati in grado perchè erano nelle loro celle. Il silenzio nel quale si racchiudono, può esser considerato come il sacrifizio supremo a cui possa giungere il fanatismo umano spinto dalla religione. Rinunciando alla parola, la chiave della vita e delle cose, essi confinano l'anima in una quiete quasi spaventosa che equivale ad una completa cecit

«Sostammo, e raccogliendo il volo sovra una superficie lucente, che da lungi ci era parsa un enorme ammasso di ghiaccio, il nostro piede avvertì una gradita esalazione di tepore. Immaginate la nostra meraviglia! Noi passeggiavamo sovra una tettoia di cristallo leggermente riscaldato, e sotto i nostri piedi si sprofondavano le muraglie di un vasto palazzo popolato di esseri viventi.

La leggerò, dissi ponendo la lettera in tasca E mi rivolsi a Clelia che continuava ad accarezzare le guancie della piccina." "Una lettera per te." E non aveva aggiunto "d'Eugenio" pure ne conosceva i caratteri, e doveva aver visto che veniva da Roma. Clelia si era attaccata al mio braccio passeggiavamo in silenzio.

Don Davide andò a dire le tre messe alle muraglie della cappelletta addossata alla muraglia dell'infermeria, dicendo di non aspettarlo che non avrebbe bevuto il caffè al ritorno. L'intervallo tra il caffè e l'aria fu sepolcrale. Passeggiavamo in su e in giù, con le mani sulla schiena, con la faccia rabbuiata e con gli occhi che parevano altrove.

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