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Aggiornato: 19 giugno 2025


MANGONE. Come non le riceverò con buon animo? ne terrò continua memoria della vostra amorevolezza; vo' darvi alcuni miei schiavi che vi aiutino a portarle. PANFAGO. Non accade incomodarvi per ciò: in nave non mancheranno bratti che or ora le porteranno qui. MANGONE. Andate in buona ora; e se non avete quella amorevolezza, in casa mia, che meritate, perdonatemi.

FORCA. Mangierai e beverai assai bene. PANFAGO. Chi me n'assicura? FORCA. Stanne sopra di me. PANFAGO. Tu non sei buono a star sopra sotto: dico che bisogna bere. PIRINO. Panfago, per dirti il vero sto col pensiero cosí su l'effetto, che se mangiassi prima, non mangiarai boccone che sapesse del suo sapore; se hai fretta di mangiare, affréttati alla promessa.

Avete rotto la fede a me, la romperò io a voi: li riempirò l'animo di gelosia, l'aspreggiarò tanto che da questa beffe ne germoglino danni, rumori e morti e quanto piú se può peggio. Un par mio digiuno a quest'ora, eh? DOTTORE. Panfago, dove vai? PANFAGO. Se non vi rovino tutti,

PANFAGO. Con quel córso per darti soccorso. FORCA. Nel bisogno fuggi; dopo il pericolo vieni ad aiutarmi. PANFAGO. Correa per tor armi e aiuto. FORCA. Non potevi senz'armi menar le mani? PANFAGO. Non so menar le mani se non sovra i piatti. FORCA. Giurerei che hai bisogno di fregarti i polsi e le tempie di teriaca per i vermi per la paura. PANFAGO. N'arei bisogno, ma non per la paura.

PIRINO. Mi vo' fidar della tua fede, ché non manchi di fede a chi si fida nella tua fede. PANFAGO. Eccovi la mia fede di osservarvi fedelmente la mia fede. PIRINO. Fa' che non t'esca di bocca.

MANGONE. Non accadono simili cerimonie tra mercatanti: eccomi se son buono a servirvi. PANFAGO. Io son il fattor del raguseo, padron della nave che ora è gionta in Napoli, carica di schiavi; vi prega che vegnate domani o questa sera a vedergli: e ve ne porto uno per mostra. Lo schiavo mi piace, secondo il mercato che me ne fate.

Come voleva entrare e uscir dalla casa di Mangone, se vi sta un perpetuo guardiano? PANFAGO.

PANFAGO. Quante cose paiono che non ponno esser, e pur sono? Ma accioché non pensiate che io parli in aria, m'offerisco a farvi veder ogni cosa con gli occhi propri. DOTTORE. Mangone si guarda da Pirino e da Forca, come il diavolo dalla croce; e Melitea sta inferma e carcerata, e son tre giorni che non ha cibo.

PANFAGO. Prego Iddio che non ci entri pane vino, mi cadano i denti, e il palato non gusti piú sapor de' cibi, ma diventi come quello degli infermi ché ogni cosa lor pare amara, la lingua assaggi e rivolga boccon per la bocca, se di ciò rivelerò mai cosa alcuna. FORCA. Per conoscer se sarai buono a quello che vogliamo servirci di te, vo' prima essaminarti un poco.

PANFAGO. Quando vedrai l'architettura ch'usarò in contrafar i salciciotti e le provature e i confetti, resterai stupito; e sará non men gloria averlo beffeggiato nello schiavo che nel presente. FORCA. Entriamo, perché non abbiamo a far altro; ché Pirino deve struggersi di desiderio di far presto.

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