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Aggiornato: 26 giugno 2025


Ond'elli avvien ch'un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtu` supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la da` sempre scema, similemente operando a l'artista ch'a l'abito de l'arte ha man che trema.

Mira quel cerchio che piu` li e` congiunto; e sappi che 'l suo muovere e` si` tosto per l'affocato amore ond'elli e` punto>>. E io a lei: <<Se 'l mondo fosse posto con l'ordine ch'io veggio in quelle rote, sazio m'avrebbe cio` che m'e` proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto piu` divine, quant'elle son dal centro piu` remote.

Quella circulazion che si` concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da se', del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che 'l mio viso in lei tutto era messo. Qual e` 'l geometra che tutto s'affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond'elli indige,

Ond'elli ancora: <<Or di': sarebbe il peggio per l'omo in terra, se non fosse cive?>>. <<Si`>>, rispuos'io; <<e qui ragion non cheggio>>. <<E puot'elli esser, se giu` non si vive diversamente per diversi offici? Non, se 'l maestro vostro ben vi scrive>>.

se cosa appare ond'elli abbian paura, subitamente lasciano star l'esca, perch'assaliti son da maggior cura; cosi` vid'io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa, com'om che va, ne' sa dove riesca: ne' la nostra partita fu men tosta. Purgatorio: Canto III Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga,

Ond'elli a me: <<Perche' tu mi dischiomi, ne' ti diro` ch'io sia, ne' mosterrolti, se mille fiate in sul capo mi tomi>>. Io avea gia` i capelli in mano avvolti, e tratto glien'avea piu` d'una ciocca, latrando lui con li occhi in giu` raccolti, quando un altro grido`: <<Che hai tu, Bocca? non ti basta sonar con le mascelle, se tu non latri? qual diavol ti tocca?>>.

<<Questo superbo volle esser esperto di sua potenza contra 'l sommo Giove>>, disse 'l mio duca, <<ond'elli ha cotal merto. Fialte ha nome, e fece le gran prove quando i giganti fer paura a' dei; le braccia ch'el meno`, gia` mai non move>>. E io a lui: <<S'esser puote, io vorrei che de lo smisurato Briareo esperienza avesser li occhi miei>>.

Ond'elli avvien ch'un medesimo legno, secondo specie, meglio e peggio frutta; e voi nascete con diverso ingegno. Se fosse a punto la cera dedutta e fosse il cielo in sua virtu` supprema, la luce del suggel parrebbe tutta; ma la natura la da` sempre scema, similemente operando a l'artista ch'a l'abito de l'arte ha man che trema.

gia` mi parea sentire alquanto vento: per ch'io: <<Maestro mio, questo chi move? non e` qua giu` ogne vapore spento?>>. Ond'elli a me: <<Avaccio sarai dove di cio` ti fara` l'occhio la risposta, veggendo la cagion che 'l fiato piove>>. E un de' tristi de la fredda crosta grido` a noi: <<O anime crudeli, tanto che data v'e` l'ultima posta,

Ond'elli a me: <<Perche' tu mi dischiomi, ne' ti diro` ch'io sia, ne' mosterrolti, se mille fiate in sul capo mi tomi>>. Io avea gia` i capelli in mano avvolti, e tratto glien'avea piu` d'una ciocca, latrando lui con li occhi in giu` raccolti, quando un altro grido`: <<Che hai tu, Bocca? non ti basta sonar con le mascelle, se tu non latri? qual diavol ti tocca?>>.

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