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Aggiornato: 13 ottobre 2025


Quì fatto singolar d'alto sapere, Le glorie sue presso ciascun son note; Costui simiglia il mostro, e tra le schiere Del morto Turacan trova il nipote; Giovin superbo, che le chiome ha nere, E che di negro pelo empie le gote, E ch'orgoglioso, e che soverchio osando Non tende l'arco, e non si cinge il brando.

Erano le cinque del mattino. Spuntava l'alba. La faccia del negro brillava d'uno splendore di giubilo. Anderssen, nella foga della caccia al pezzo fatale, aveva dimenticato la pedina nera che stava sulla penultima casa dei bianchi alla sua destra. Quella pedina era l

Gli elettori di Ariberti non erano da annoverarsi tra i peggiori della specie, ma anche così com'erano, gli riuscivano maledettamente fastidiosi, colle loro raccomandazioni e coi loro incarichi particolari, che al povero negro non lasciavano un minuto di pace.

Gli spettatori seguon coll'occhio intento tutte le mosse, contan le penne divelte, numerano le ferite; e il gridìo si fa sempre più concitato, e le scommesse più forti: Cinco duros por el chico! Veinte duros por el negro! Va! Va!

Durante il racconto del negro, il giovanetto portò più volte la mano al cuore ed all'elsa di un pugnale elegantemente lavorato che, secondo il costume degl'Indiani, teneva al fianco. Alfine, dopo lungo represso sfogo, gli caddero abbondanti lacrime, e, Se tali avvenimenti fossero accaduti fra voi selvaggi?... dimandò. Ah! rispose Iago, fra i selvaggi tali mostri non hanno esistito giammai.

Come state mia disgraziata padrona? chiese il negro che frenava a gran pena le lagrime tremolantegli sotto le ciglia. Ah! Omar, sono stata alfine colpita proprio al cuore, sono stata alfine curvata dal potente soffio della fatalit

Per Tom la partita poteva dirsi perduta; non erano le combinazioni del giuoco che lo facevano così commosso, era l'allucinazione. Lo scacco nero, per Tom che lo guardava, non era più uno scacco, era un uomo; non era più nero, era negro. La ceralacca rossa era sangue vivo e la testa ferita una vera testa ferita.

Aiuto! a me Abd-el-Kerim! urlò la povera almea, dibattendosi disperatamente. Ella cacciò il pugnale in un braccio del negro che si coprì tosto di sangue, ma Notis le afferrò i polsi e glieli torse tanto da farle abbandonar l'arma. I due uomini si misero a trascinarla verso il folto della foresta. L'almea gettò un secondo grido, un grido di furore e di dolore. Lasciatemi maledetti! Aiuto! Aiuto!

Una angoscia li opprimeva, entrambi, angoscia ignota, angoscia di chi ha intravvisto il negro problema dell'infinito. Due o tre volte egli volle muovere una mano per carezzarle i bruni capelli: ma ella temendo che Ferrante la lasciasse, rabbrividì di paura. Due o tre volte egli disse, sottovoce, come un soffio amoroso: Grazia! Grazia! Ma ella fremeva, fremeva, e gli diceva: Taci, taci, taci.

Ho nel sangue un ritmo africano sincopato e la ribalta accecante d'un caffè concerto. Il negro scompare con l'altro cok-tail, secondo filtro per Lei! Pausa. L'atmosfera ha delle intenzioni speciali. La turbo camminando su e giù. I miei scarponi enormi con speroni sono felici di stonare fra le delicatezze sornione delle luci striscianti.

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