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Aggiornato: 17 giugno 2025


intanto eri meno tranquillo tu pure, sfortunato Girani. Tu ti restituisti affannato alla tua collina, tu passasti torbida la notte, e più annebbiato il venturo: fra' tuoi lavori innalzavi lo sguardo a Nebiolo e sospiravi; sollecitavi impaziente la prossima festa onde vedere la bella dal colle solitario. Gi

Girani quindi l'attese invano e quasi disperò di più incontrarla. Pure non sapea dipartirsi da que' luoghi, e quasi dimentico di , si adagiò verso il meriggio sotto l'ombra di una pianta sulla via che da Nebiolo mette a S. Antonino. L'aura tiepida e la quiete di quelle solitudini conciliarono il sonno al conturbato garzone, sicchè lo colse col

Vide per lungo ordine succedersi or miti or turbolenti Signori i Cavalieri di Nebiolo: da questa sede ricevevano leggi e l'opposto Costiolo, e la sorgente Codevilla, e l'amena Torrazza in cui ergevasi la torre delle carceri, e talora vi prestò omaggio anche il delizioso Montebello.

Si avvisarono alcuni che volesse procedere a mal fine questo dolore della Marcellina, sicchè persuasero al padre che per avventura converrebbe trovar modo a procurarle nuovo partito di nozze. Ognuno compiangeva la figlia di Nebiolo: omai le sue belle virtù eran note, correvano le sue sventure su la bocca di tutti, ed ognuno ne sentiva piet

Niuno sentìa più di lui l'altezza de' suoi natali, niuno avea maggior sete d'onori e di gloria, niuno più fermo nell'odio e nell'ira: avea portate l'armi nella Crociata, ed era salito illustre fra più valorosi cavalieri. Guidone era allora signor di Nebiolo: sdegnò seguire la Croce, chè disprezzava uomini e cielo.

Natura, che avara sempre ricopre di geloso velo i suoi tesori, destò la face di vita in Marcellina sulla cima di un poggio solitario. Nebiolo è una collinetta che umile s'innalza fra Casteggio e Voghera, alle cui radici da un lato scorre il torrente Carvenzolo e volge dall'altro più ricca d'acque la Schizzola.

Ma quale fu la sua maraviglia, allorchè venuto a Nebiolo e postosi al lavoro, vide che assai lunge gli era riuscito il suo avviso, mentre non trovò come pensava l'amata giovanetta a formare i manipoli della messe tagliata, giacchè a ciò sola intendeva la madre?

Il giovane focoso non ristette perciò: le tenne dietro, e giacchè il giorno era sul declinare, veduto che quella brigata s'incamminava sulla strada che conveniagli percorrere per rendersi a casa, si mise fra loro. Ragionando or coll'uno or coll'altro, gli accompagnò fino al Carvenzolo, ove presero commiato dividendosi, gli uni per salire il colle di Nebiolo, gli altri per proseguire la via.

Marcellina, non sapendo trovare rimedio a' suoi malori, una mattina che costui pigliava piacere di canticchiare innanzi alla propria capanna, mentre tutti eran lungi al lavorìo, le venne in pensiero di rivolgersi a lui per soccorso. Cieco, gli disse, io sono la più misera fanciulla di Nebiolo: mi fuggono e il sonno e la quiete, mi è straniera la gioja, tutto mi spira tristezza; mi sono di peso le mie cure usate. Sento qui al cuore un vôto di cui m'è ignota la causa, un male di cui non so guarirmi. Ah cieco! se ti son cara, se mai non dimenticai di usarti i servigi di cui avevi mestieri, abbi misericordia di me: cieco, sanami per piet

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