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Aggiornato: 9 maggio 2025
E quando furono debitamente ferrati sul metodo, e, con la patente di dottore in filologia, ebbero acquistata la incontrastabile signoria di quelle ventiquattro, quarantotto, novantasei discipline che abbiamo descritte, andarono, con sulle natiche callose il made in Germany della sacra accademia di Berlino, a disseminare ai quattro venti il glutinoso polline della filologia scientifica.
Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto di tua lezione, or pensa per te stesso com’ io potea tener lo viso asciutto, quando la nostra imagine di presso vidi sì torta, che ’l pianto de li occhi le natiche bagnava per lo fesso. Certo io piangea, poggiato a un de’ rocchi del duro scoglio, sì che la mia scorta mi disse: «Ancor se’ tu de li altri sciocchi?
Io ti farò baiular su gli omeri da uno arcipotente bastazo, e da duo pueruli ti farò tener le gambe, ché non possi recalcitare in praeceptorem con «ae» diftongo, e io con un corio bubále ti fustigherò ben le natiche. GRANCHIO. Andiamo; e se non troverete quanto vi ho detto, vo' che mi strappate la lingua dalle radici e il naso ancora; ma se trovarete quanto vi ho detto che sia vero?
Allora, nel buttarsi dappertutto alla cieca, il toro improvvisamente vide contro l’opposta barriera il cavallo dell’altro «picador», che invano i servi di stalla, bastonando come anime dannate, cercavano di mettere in buona positura per il colpo di lancia. Fissarlo, balzare, investirlo, fu questione di pochi attimi. Lo colse in pieno, da tergo, affondando la cornata frammezzo alle due nátiche.
Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto di tua lezione, or pensa per te stesso com'io potea tener lo viso asciutto, quando la nostra imagine di presso vidi si` torta, che 'l pianto de li occhi le natiche bagnava per lo fesso. Certo io piangea, poggiato a un de' rocchi del duro scoglio, si` che la mia scorta mi disse: <<Ancor se' tu de li altri sciocchi?
Lettor, giacché Marfisa è fatta santa, io non ho cor d'ucciderla altrimenti, ché il buon esempio è una bella pianta da non tagliar, s'è specchio a malviventi; e perché eternamente non si canta per non seccar le natiche alle genti, e perché pur sgonfiata ho la zampogna, fo punto e attendo il plauso o la vergogna. LO SCRITTORE DELLA «MARFISA» a' suoi lettori umanissimi
Quando quando... quando vi giunse, piegò il suo pennacchio vermiglio e questo fece il giro della terra e lo seguivo in sogno mentre velava e svelava quelle tonde natiche veloci tatuate di continenti e mari. Mi sveglio di soprassalto. Chi mi graffia il viso? Chi, chi? Ghiandusso che montava la guardia in torno alla mia blindata si avvicina: Signor tenente, nessuno, nessuno.
Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto di tua lezione, or pensa per te stesso com'io potea tener lo viso asciutto, quando la nostra imagine di presso vidi si` torta, che 'l pianto de li occhi le natiche bagnava per lo fesso. Certo io piangea, poggiato a un de' rocchi del duro scoglio, si` che la mia scorta mi disse: <<Ancor se' tu de li altri sciocchi?
Gano con sue parole assai stemmatiche, facendo il vecchio stanco e cagionevole, dice: Qui son, ma pesanmi le natiche: venni per questo putto meritevole. Quando si tratta di cose tematiche, ogni fatica dev'essere agevole. Raccomando alla vostra pia natura quest'uomo insigne, ch'è mia creatura.
A un certo punto ci ha concesso il contrario delle guance: ci ha concesso le natiche, poi le ha ritirate... In ogni modo c'è stata un'alternativa, un dubbio, e poi è arrivata la nascita di Gazurmah, e ha tentato di descrivere... «Sapete: è un aeroplano!
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