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Aggiornato: 21 giugno 2025
MORFEO. E se pur m'invito da me stesso, tutti si trovano con una parola in bocca: che mangia altrove o non ave ancor digerito o vòl perdere quel pasto o che digiuna. O che ogni volta che dicono queste scuse gli cadesse un dente di bocca! Almeno la natura mi avesse fatto polpo, che nella gran fame potessi mangiarmi le braccia proprie.
MORFEO. A chiamar Essandro. Che tardi? tutti sono a tavola, si fa banchetto reale, le minestre si raffreddano e non vogliono cominciar senza te. ESSANDRO. Deh, perché non ho l'ali da volare, o Cleria, o mio padre, o mio zio!
PANURGO. L'apparecchio per un mio amico di che ho da servirmene in un bisogno importantissimo. MORFEO. Sèrvite di me, che ti servirò al servibile e all'inservibile. PANURGO. Vuoi tu prestarmi mille scudi? MORFEO. Con che faccia cerchi a me mille scudi, che tutto intiero non vaglio dieci quattrini? Cercar dinari a me è come cercar acqua ad una pomice.
PANURGO. Morfeo, ricordati chiamarmi Narticoforo e tu Cintio, e avermi rispetto proprio come ti fusse padre. MORFEO. Me ne ricordo e straricordo cosí bene che lo potrei ricordare allo ricordo istesso. PANURGO. Ricordati ancora... MORFEO. Non tanti ricordi, che ad uno che si ricorda, i troppi ricordi lo fanno smenticare; ricorda te stesso, che ne hai piú bisogno di me.
Morfeo fa scendere lentamente fiori di papavero sul suo capo. Sbadiglia; le idee gli si confondono; dimentica il luogo dove si trova; dimentica che è la notte di Natale. Dorme... Il signorotto.
PANURGO. Ecco il servo che ho mandato per esse. MORFEO. Padrone, maestro Rampino m'ha detto che un pezzo fa ve l'ha mandate per Purgamatti o Pelamatti suo servo. PANURGO. Haigli tu dato i danari della fattura e de' finimenti? MORFEO. Si bene, ecco la poliza della ricevuta. PANURGO. È restato sodisfatto del tutto? MORFEO. Sodisfattissimo.
MORFEO. Daglile in nome... che non voglio dire, che non so come abbi avuto tanta pazienza. Egli prima gioca de mani che de lingua. Padrone, è forastiero, non è uso a trattar con gentiluomini, tratta al modo del suo paese. PANURGO. Andiamo a maestro Rampino; e s'egli in mia presenza non gli rompe la testa la spezzerò a tutti due.
SPEZIALE. Vuoine tu un altro migliore? lásciatelo fare. MORFEO. Tu sei risoluto non partirti? SPEZIALE. Tu indovini, se prima nol faccio. Fa' buon animo. MORFEO. Come ho a far per far buon animo? SPEZIALE. Rissoluzione: cala la testa, stringi i denti e tira il fiato a te. MORFEO. Cosí farò.
PANURGO. Haigli tu rotta la testa, come t'ho detto, in farmi aspettar tutta questa mattina? MORFEO. Signor no, perché mi disse avervele inviate, e datomi tante buone ragioni che mi parve degno di scusa. PANURGO. Io la vo' adesso rompere a te che non fai quello che ti comando. MORFEO. Eh, padron, per amor di Dio, quel che non è fatto, pur siamo a tempo di farlo: ci andrò adesso.
ESSANDRO. Il core m'ha pesto tutto il polmone,... PANURGO. Come? ESSANDRO.... tanto forte è sbattuto per la paura. Le passioni me l'hanno tutto circondato e oppresso. Vorrei morir per uscir da questo intrigo. MORFEO. Se vuoi morir tu, muori a tua posta, ch'io vo' sempre vivere per poter sempre bere.
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