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Aggiornato: 18 maggio 2025


Ecco Fortuna, al mal propizia, diede a questa scelerata occasione di metter fin con memorabil male al suo cieco appetito irrazionale. 36 Antiqua nimicizia avea il marito con un baron detto Morando il bello, che, non v'essendo Argeo, spesso era ardito di correr solo, e sin dentro al castello; ma s'Argeo v'era, non tenea lo 'nvito, s'accostava a dieci miglia a quello.

Dunque il tempo oportuno ella si toglie: al fratel mio va con malizie nuove. 40 E col mio quel del mio marito insieme, il qual se fosse qui, non temerei. Tu conosci Morando, e sai se teme, quando Argeo non ci sente, omini e dei. Questi or pregando, or minacciando, estreme prove fa tuttavia, alcun de' miei lascia che non contamini, per trarmi a' suoi desii, so s'io potrò aitarmi.

38 Se ne va in questa e in quella parte errando, e volteggiando al suo castello intorno, pur per veder se credulo Morando volesse far, come solea, ritorno. Stava il tutto alla foresta; e quando ne la marina vedea ascoso il giorno, venìa al castello, e per nascose porte lo togliea dentro l'infedel consorte. 39 Crede ciascun, fuor che l'iniqua moglie, che molte miglia Argeo lontan si trove.

48 Poi che la notte scelerata venne, fuor trasse il mio fratel con l'arme in mano; e ne l'oscura camera lo tenne, fin che tornasse il miser castellano. Come ordine era dato, il tutto avvenne; che 'l consiglio del mal va raro invano. Così Filandro il buon Argeo percosse, che si pensò che quel Morando fosse. 49 Con esso un colpo il capo fesse e il collo; ch'elmo non v'era, e non vi fu riparo.

Parola Del Giorno

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