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, disse Camilla, voglio aver fiducia in voi, principessa. Oh io parlo schietto; vi secondo e perchè lo meritate, e per conto mio. Vi credo, e lascio ogni esitazione. Io, degli amori di Federico colla duchessa, non so altro che quanto potei rilevarne dalle due lettere di cui vi parlai, e che egli, ne sono sicura, ritiene di avere smarrite a Lepanto.

Vi ringrazio per me e vi ammiro pel resto. Pure non so comprendere a che mi vogliate condurre. Non ringraziateci perchè vi si è salvata, ringraziateci bensì perchè vi abbiam sempre considerata per un bel mezzo di ottenere un alto scopo, e facendo di voi la stima che meritate, non abbiam voluto mettervi a fascio col più delle donne. Io ve ne sono gratissima.

La vostra grazia m'incanta e meritate bene che anch'io vi faccia rispettosamente un pochino di corte. Dite sinceramente che cosa pensereste voi di un uomo il quale vi conducesse sospesa al suo braccio e non vi dimostrasse colle parole e cogli atti di far differenza tra voi e... la prima venuta? Ah, se fosse così! esclamò la signora Mary sospirando.

E con questa si può chiudere la bocca ad ogni onesta osservazione? ripigliò il capitano Fiesco. Io non lo credo; e vo' farne ad ogni modo l'esperimento. Amico mio, in questa speranza mi ero rivolto a Voi, ricordando le accoglienze cortesi, le larghe dimostrazioni di stima che vi aveva fatte il re, tenendovi in quel conto che meritate.

Carlo ordinò che se ne facesse ricerca; poi vôltosi ai Siciliani, che se ne stavano prostrati, disse loro: «Alzatevi, voi avete fatto quello che è conceduto ad un uomo vivente di fare; voi non meritate questa umiliazione, e tolga Dio che noi abbiamo pensiero di darvela: la fortuna vi ha vinto, ma noi pregiamo la vostra prodezza, e vi ammiriamo; se tutti i vostri compagni somigliano a voi, ardua sar

MANGONE. Come non le riceverò con buon animo? ne terrò continua memoria della vostra amorevolezza; vo' darvi alcuni miei schiavi che vi aiutino a portarle. PANFAGO. Non accade incomodarvi per ciò: in nave non mancheranno bratti che or ora le porteranno qui. MANGONE. Andate in buona ora; e se non avete quella amorevolezza, in casa mia, che meritate, perdonatemi.

DON IGNAZIO. Non ho detto per farvi ingiuria, ché non conviene ad un mio pari voi la meritate: ve la chiedo per legittima moglie, se conoscete che ne sia degno. EUFRANONE. Essendo voi cosí ricco e di gran legnaggio, non convien burlar un povero gentiluomo e vostro servidore.

Povero ragazzo! esclamò il vecchio Guerri. Come siete buono, Ruggero, e come meritate di esser felice! Credete pure che io sono dolentissimo di non potervi chiamare mio figlio. Del resto, lo scriverò molto chiaramente a vostro padre, ringraziandolo dell'onore che ci ha fatto e dicendogli le cose come stanno. Mia figlia ha un suo modo di vedere, che sembrer

Voi meritate che gli obici sfondino a un tratto i vostri tetti e vi schiaccino, marmellate coniugali! Puah! sembrate caduti a terra, piatti come sterchi di vacca! La guerra! La guerra!... Capite, udite questa grande parola: la Guerra? Su! E' semplicissimo! Bisogna balzare in piedi! Su ritti! Spalancate le vostre finestre ed i vostri balconi! Aprite tutte le porte!

Soltanto il cane, quando ne ha fatto qualcheduna delle sue e nella sua testolina da bestia più ragionevole di tante altre accorgendosi di aver meritate le busse, mette la coda fra le gambe e non trova un angolo abbastanza buio per nascondersi, soltanto il cane, diciamo, potrebbe darci un'immagine di quello che fu il povero veterano d'America, quando i primi raggi del sole furono venuti a svegliarlo.