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Conteneva dei ricordi: una fettuccia tricolore, una palla di fucile, un mazzolino di fiori appassiti, un piccolo volumetto di Tacito, stampato a Parigi nel 1665, logoro e spiegazzato agli angoli, e finalmente un piccolo astuccio di velluto turchino sbiadito.

Quando il giovane apparve dalla murata e la scavalcò, era rosso in viso, confuso ed ansante. Teneva nella sinistra un mazzolino di violette. Dovevano stargli molto a cuore se neanche la ginnastica necessaria per montar su lo aveva deciso a sbarazzarsene. Due file di marinai, con gli ufficiali alla testa, gli si aprivano dinanzi; in fondo stava il comandante, suo padre.

Le violette di Parma erano a mala pena appassite; ma la marchesa Polissena non aspettò che il mazzolino fosse disseccato, par confidarne un altro a quel grazioso custode. Ne ebbe due, ne ebbe tre, ne ebbe quattro, nello spazio di un mese, il conte Gino Malatesti; a mezza primavera, quando le violette cessarono, ne aveva gi

La signora guardava i suoi fiori, e pareva tutta affaccendata a considerarne i colori e a contarne le foglie; Guido stava spiando colla coda dell'occhio quello che essa faceva, ed aveva aria di guardare sbadatamente il paese. Che cosa fa ella adesso? pensò egli, vedendola deporre il mazzolino e ripigliare in mano la margheritina che egli le aveva donata.

Voi sarete sempre migliore di me; rispose Lorenzo, mentre riponeva il mazzolino tra le risvolte della sottoveste. Sono un orso; è proprio vero. Oh, come la pigliate voi? Non lo dico gi

No, no; rispose egli. Cioè, diciamo pure di . Temevo di aver perduto quei fiori: e sarebbe stato veramente un cattivo augurio per me. Non voleva dire: temevo che qualcheduno fosse stato qui, mentre eravamo laggiù. Del resto, il dirlo sarebbe stato inutile, poichè i fiori erano stati ritrovati, e l'esperimento di Gisella aveva dimostrato in che modo fosse caduto il mazzolino.

Era pallida, ed appoggiandosi una mano sul cuore, con l'altra sosteneva impassibilmente il suo mazzolino. La fissai per qualche istante in silenzio, chiusi la porta, indi proruppi con accento severo reso più grave dalla situazione: Giuseppina!... so tutto!... Che cosa sai, pap

Così nella voce, come negli occhi, era una espressione ineffabile di tenerezza quasi paterna. Mentre egli s'era voltato per indossare il soprabito, si sentì sfiorare il volto da qualche cosa, che, descritta in aria la sua curva, venne a cadergli da' piedi. Era un mazzolino di viole mammole, ch'egli si chinò prontamente a raccogliere.

L'Enrichetta si era levata quella mattina sul far del giorno, per andare a cogliere qualche viola nel giardino, e farne un mazzolino alla mamma. Mentre stava per scender la scala, il babbo la fermò sorridendo, la prese in collo e le disse: Buon giorno, Enrichettina, spicciati a venir con me dalla mamma, ti vogliamo far vedere una cosa che ti riempir

L'amico era intento a disfare il mazzolino delle violette ed a riporre i fiori sciolti dentro una busta grande e forte, una busta da fotografi, per ritratti. Non vieni a tavola? È ora? I suoni della tromba: «Mensa ufficialirisposero per Roccaforte. Eccomi! Cacciò la busta coi fiori sotto il guanciale, e si rivoltò.